Il monumento di Gaetano Pesce che è stato eretto a Napoli, in Piazza Municipio, divide i cittadini partenopei e non solo. Certamente, la sua forma è piuttosto equivoca…
L’arte di questi tempi non è come quella dei tempi passati. Penso, per esempio, ai templi pagani e alle chiese cristiane. L’arte di quegli edifici aveva un senso, il quale era dato dalla spiritualità. Un tempio pagano e una chiesa cristiana dei secoli passati avevano delle opere che dicevano delle loro rispettive funzioni.
Le decorazioni delle chiese del passato erano come le parole di una grande Bibbia di pietra.
Anche i monumenti profani avevano un senso. Penso, per esempio, al ciclo pittorico della Sala dei Giganti, una delle sale di Palazzo Te, edificio cinquecentesco (e gonzaghesco) di Mantova. Gli affreschi avevano la funzione di esaltare l’imperatore Carlo V d’Asburgo nella sua lotta contro i principi protestanti tedeschi.
Questa apologia dell’imperatore fu voluta dal marchese Federico II Gonzaga, il quale fu elevato al rango di duca nel 1530 proprio da Carlo. Nell’opera pittorica si vede Giove che scaglia fulmini contro i giganti. Giove ha le fattezze dell’imperatore Carlo V.
Oggi architettura e arte sembrano non avere senso. Così, si erigono monumenti indecifrabili o equivoci, come quello che è stato eretto a Napoli. A spese dei contribuenti, tra l’altro.