Il 40% delle università italiane è tra i primi mille atenei al mondo. Lo sostiene una ricerca realizzata da Italia decide con Intesa Sanpaolo sulla reputazione dell’Italia, quest’anno focalizzata sul sistema universitario. Positivo, secondo lo studio, “il posizionamento medio in classifica con il 40% degli atenei italiani incluso nei primi mille a livello mondiale, migliore di Stati Uniti, Cina e Francia (con meno del 10% delle loro università) ma anche di Regno Unito, Germania e Spagna”.
Nessun ateneo italiano però “è tra i primi 100 nei due principali ranking internazionali (Qs e The). E l’Italia ha poche università per abitante, meno della metà di Francia, Germania e Regno Unito, un terzo degli Usa”.
La ricerca evidenzia inoltre “come i parametri usati dai principali ranking internazionali soffrano di problemi metodologici che penalizzano la realtà italiana, perchè valutano le singole università e non il sistema universitario nel suo complesso. Ciò nonostante il posizionamento delle istituzioni universitarie italiane sta rapidamente migliorando, risultato significativo in uno scenario che vede la forte crescita della domanda di istruzione terziaria dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia, domanda che si orienta principalmente sulla base di tali ranking”.
“La ricerca – ha detto il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro – presenta una situazione non sorprendente per una banca come la nostra che conosce bene l’università italiana lavorando con oltre 100 atenei, apprezzandone quotidianamente la qualità e il dinamismo con cui affrontano le nuove sfide. Quasi uno su due degli atenei italiani è tra i migliori mille al mondo. Per questo i nostri studenti possono trovare in Italia le opportunità per un’alta formazione addirittura più qualificata rispetto a tanti atenei stranieri”.
“Per promuovere l’istruzione universitaria – ha aggiunto Gros-Pietro – Intesa Sanpaolo offre a tutti gli studenti la possibilità di concentrarsi pienamente sullo studio grazie a un prestito a lungo termine senza garanzie. Di fronte a un contesto sempre più complesso, il potenziale di cui è dotata l’università italiana, apprezzata all’estero, deve rappresentare in misura maggiore un fattore nel quale investire per aumentare la competitività del nostro paese”.