Abbiamo perso e ne prendiamo atto. Il popolo sovrano ha parlato e il suo giudizio è inappellabile. Rimane la soddisfazione di aver profuso ogni possibile impegno per promuovere le buone ragioni della riforma, che rimangono tali anche dopo la sconfitta.
A Matteo Renzi va reso l’onore delle armi non solo perché, uno contro tutti, ha intercettato 13 milioni di voti, ma soprattutto per il coraggio con cui ha posto all’attenzione degli italiani la necessità e l’urgenza di un rinnovamento del Paese per renderlo più moderno, più snello, più competitivo e credibile sulla scena internazionale.
Lo hanno capito bene i nostri connazionali residenti all’estero che hanno ampiamente apprezzato i contenuti della riforma premiando la proposta del Governo con lo stesso margine che, a livello nazionale, ha premiato il No.
Nell’interrogarci sui motivi di tale divario nella percezione dei contenuti della riforma tra gli italiani residenti sul territorio nazionale e quelli residenti all’estero non possiamo, a mio avviso, non trarne un’evidente conclusione: vista da lontano la politica italiana assume contorni e rappresentazioni bizantine che, a confronto di sistemi democratici più snelli e più dinamici, ne mettono a nudo l’elefantiasi dei processi decisionali, la parcellizzazione delle competenze, l’eccessiva burocratizzazione, la carenza di partecipazione politica attiva, la lontananza dalle reali necessità dei cittadini.
Si percepisce, dall’estero, molto più che dall’interno, un’immagine dell’Italia che non dà pienamente ragione del suo immenso potenziale economico e culturale, un’immagine di un paese ingabbiato nelle pastoie di una soverchiante burocrazia, incapace di autoriformarsi e che non permette di muoversi con la necessaria agilità che il mondo globalizzato impone se si vuole essere veramente competitivi.
Il tesoro di esperienze acquisito attraverso il contatto giornaliero con le società che li hanno accolti gli italiani all’estero vorrebbero metterlo a disposizione di un Paese che, pur da lontano, continuano ad amare. Sta alla classe politica italiana cogliere il valore delle loro straordinarie esperienze, farne tesoro per le politiche del Paese, coinvolgere gli italiani all’estero nello sforzo di proiezione dell’Italia nel mondo.
L’impegno di tutti gli eletti all’estero dovrà rispondere a questa voglia di rinnovamento e di partecipazione che i connazionali residenti altre confine hanno confermato alla nostra attenzione.
*deputato Pd eletto all’estero, residente in Svizzera
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