Il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio permanente, in corso a Roma da oggi al 27 gennaio, ha parlato di diversi temi di attualità. Tra questi, quelli centrali sono stati unioni civili, crisi, migranti.
In particolare, per quanto riguarda le unioni civili, questione che divide la politica italiana, Bagnasco ha detto: "Sul fronte vitale della famiglia si è accesa una particolare attenzione e un acceso dibattito. È bene ricordare che i Padri costituenti ci hanno consegnato un tesoro preciso, che tutti dobbiamo apprezzare e custodire come il patrimonio più caro e prezioso, coscienti che ‘non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione’”: il cardinale cita le parole pronunciate da Papa Francesco nel discorso alla Rota Romana.
La famiglia viene definita uno "scrigno di relazioni, di generazioni e di generi, di umanesimo e di grazia", dove "vi è una punta di diamante: i figli. Il loro vero bene deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto ad ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità".
Citando sempre il Papa, Bagnasco afferma che i figli "hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali, dove respirare un preciso respiro: ‘I bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma. La famiglia è un fatto antropologico, non ideologico’". Il presidente della Cei precisa che "i Vescovi sono uniti e compatti nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne la bellezza, la centralità e l’unicità: insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare né la Chiesa né la famiglia".
La precisazione arriva in seguito ad alcune differenti valutazioni emerse nel mondo cattolico sul Family Day del prossimo 30 gennaio, manifestazione che lo stesso Bagnasco qualche giorno fa aveva definito "condivisibile e dalle finalità assolutamente necessarie". Nella prolusione odierna il presidente dei vescovi italiani si limita a dire che "i credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo, come ha ribadito solennemente il Concilio Vaticano II: spetta ai laici ‘di iscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Assumano la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero’".
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