Papa Francesco dona una Lamborghini anche per i cristiani perseguitati. Questa mattina il Pontefice ha ricevuto in dono dalla casa automobilistica un numero unico del modello Huracan, che ha deciso di vendere all’asta per destinare il ricavato in beneficenza.
Con il suo gesto il Papa vuole espressamente sostenere il progetto di Aiuto alla Chiesa che Soffre per garantire il ritorno dei cristiani nella Piana di Ninive, in Iraq.
«Abbiamo ringraziato il Santo Padre e assicurato Lui che daremo senso al suo dono riportando altre migliaia di cristiani a Ninive», dichiarano Alfredo Mantovano e Alessandro Monteduro, rispettivamente presidente e direttore di ACS-Italia, presenti questa mattina alla consegna della vettura di fronte alla Casa Santa Marta.
Non è la prima volta che il Papa sostiene attraverso la Fondazione pontificia i cristiani perseguitati in Iraq. Nel 2016, infatti, ha donato 100mila euro in favore della clinica Saint Joseph di Erbil, dove sono stati e sono tuttora curati migliaia di rifugiati.
Parole di incoraggiamento per l’ambizioso piano di ACS finalizzato alla ricostruzione dei villaggi cristiani della Piana di Ninive, erano state trasmesse dal Papa lo scorso settembre attraverso il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, che ha preso parte al convegno internazionale di presentazione del “Piano Marshall” della Fondazione.
«Oggi incontrando Francesco – continuano Mantovano e Monteduro – abbiamo mostrato Lui i primi successi del nostro progetto e le foto delle prime famiglie tornate a casa. Abbiamo inoltre sottolineato, assieme a Lui, come il nostro piano sia figlio di un grande processo di riconciliazione e di perdono, e frutto di un accordo tra le Chiese locali, i cui sacerdoti e religiosi collaborano attivamente e accompagnano la ricostruzione anche attraverso opere concrete».
Dalla Fondazione un ringraziamento va inoltre alla Lamborghini. «Il dono al Papa da parte della casa automobilistica – affermano presidente e direttore di ACS – è un valido esempio di come anche le grandi imprese possono aiutare concretamente i cristiani che soffrono».
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