La questione della “riforma” promossa dal ministro di Grazia e Giustizia Alfonso Bonafede è molto seria. Se fosse implementata, questa “riforma” (uso le virgolette apposta) altro non porterebbe che caos. La “riforma” in questione punta ad abolire la prescrizione. In uno Stato che si dice di diritto, questo non può essere accettato.
Abolire la prescrizione (o limitarla) rischia solo di portare il nostro Paese verso un giustizialismo bieco e non servirà di certo a limitare la durata dei processi, i quali (effettivamente) sono troppo lunghi.
Invece, bisogna rivedere altre cose. Come la certezza della pena. Un esempio è il caso di persone che commettono reati, come i furti con scasso, che deve essere rivisto. I carabinieri le arrestano e schedano ma poi i giudici non le puniscono in modo adeguato, obbligandole alla firma ma senza prendere delle misure più severe.
Posso parlare con cognizione di causa, visto che nella mia zona stanno accadendo cose come quelle che ho citato. Una persona che conosco si è trovata con il vetro dell’automobile sfondato ed è stata derubata. L’autore dell’atto illecito è noto alle autorità. I carabinieri ed i poliziotti l’hanno più volte arrestato ma poi i giudici gli hanno dato l’obbligo di firma, senza comminare delle pene più severe, trovando la giustificazione nel fatto che la persona in questione sia di nazionalità sinti, che non abbia lavoro e che sia senza casa. Dunque, ci sono tante cose da aggiustare, ma la prescrizione non può essere toccata.