Su tutte le reti televisive, su tutti i giornali italiani ed esteri, sul web, nei bar e al mercato rionale, le parole sono sempre le stesse: stiamo vivendo una crisi epocale da cui sara’ difficile uscire. Eppure, a voler fare quattro conti, come in una qualsiasi famiglia che, cominciando a sentire odor di poverta’, si raccoglie intorno a un tavolo e studia la lista delle entrate e delle uscite alla ricerca della cura "da cavallo" da imporre al suo interno, anche l’Italia, se volesse, potrebbe ancora evitare di dover rivoltare i calzini e i cappotti, ricominciando a risparmiare là dove le spese fluttuano irresponsabilmente e dove l’uso è diventato abuso.
I costi della politica, ad esempio, giusto per dirne una. Per qualita’ e quantita’ indecente del servizio reso ai cittadini, si potrebbero spazzar via migliaia di parassiti che fanno scempio e commercio delle risorse statali, provvedendo tempestivamente, ope legis, a istruirli in corsi accelerati di formazione artigianale di pubblica utilita’, della serie falegnami, calzolai, piastrellisti, e quant’altro. Ne guadagnerebbe l’economia e le procure potrebbero dedicarsi ad altro.
Per gli altri, quelli che siedono sulle poltrone istituzionali magari con finalita’ meno personali e più vicine alla ricerca del bene pubblico, fissare per decreto un tetto agli emolumenti e ai vitalizi, con effetto immediato. 5000 euro al mese ci sembrano in questa congiuntura storica più che bastanti alla soddisfazione dei bisogni di prima necessità di chi vuole votarsi alla patria virtu’.
E non ci sarebbe bisogno di scomodare i padri costituzionalisti per cambiare un andazzo che quegli uomini probi non avrebbero mai potuto immaginare. Chissa’ come mai le soluzioni più’ semplici non vengono in mente!
Ci troveremmo in un batter d’ali fuori dalla crisi e con l’abbattimento straordinario del debito pubblico potremmo forse riprendere a crescere. E finalmente la ritrovata onesta’, quella che non deve fare i conti con le tentazioni di un immenso tesoro da poter dilapidare impunemente, potrebbe cominciare a produrre cariche pressoche’ onorifiche, aperte a tutte le classi sociali, restituendo ai parlamentari la dignita’ perduta, insieme al diritto di essere chiamati onorevoli senza suscitare il sarcasmo del popolo.
Che cos’altro aggiungere? Ah, che siamo certi che le nuove disposizioni di legge avrebbero l’effetto salutare di ridurre presto il numero degli aspiranti, e di riservare finalmente gli spazi più alti della democrazia alle menti più illuminate, protese al bene e all’interesse comune.
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