Ho perso ormai il conto delle puntate dell’italico teatrino politico, iniziato lo scorso 5 marzo. Spero solo che la conclusione sia ormai prossima, perché, oltre al ridicolo al quale sia la politica italiana sia l’Italia si stanno esponendo, c’è da pensare che mentre quasi mille “onorevoli” percepiscono laute prebende senza far nulla, migliaia di poveri derelitti rovistano nei cassonetti dei rifiuti in cerca di qualche avanzo di cibo e città e mezzi di trasporto pubblico sono ormai alla mercé di chi si fa fatica a definire persone.
L’ultimo atto, fino ad ora, è stata la sceneggiata alquanto indecorosa di Di Maio, il quale, uscito dal Quirinale, ha fatto il nome di colui che forse sarebbe stato il nuovo premier, nonostante ciò sia una prerogativa del Capo dello Stato, incurante, inoltre, del fatto che già i media diffondevano la notizia che il candidato da lui scelto aveva un curriculum non tanto attendibile.
C’è anche da ricordare la visita che lo stesso “eroe” dei pentastellati fece al Quirinale per incontrare Mattarella per lasciargli la Lista della sua squadra. Giustamente il capo dello Stato non si fece trovare, ma è totalmente illogico, inusuale e non previsto da alcuna norma che il capo di un partito decida di sua iniziativa di andare al Quirinale per incontrare il Presidente e lasciare quello che è, almeno per ora, solo carta straccia; ed anche il fatto che questo mucchio di carta, non richiesto da nessuno, venisse conservato non è affatto un esempio di correttezza.
Le vicende che stanno accadendo mi fanno venire in mente l’onorificenza concessa al comandante di una banda di partigiani che, a guerra finita, guidò il massacro di 54 persone nel carcere di Schio. Ebbene, lo scorso anno per questo “eroe” l’Anpi propose la consegna di una onorificenza, che, trattandosi di “un eroe” partigiano, venne subito concessa per poi essere revocata a seguito delle segnalazione del Sindaco di Schio.
Nessuno si degnò di fare qualche ricerca: tutti si basarono sul fatto che l’Anpi è il verbo. Come siamo ridotti.
Cito questo episodio per evidenziare come nei palazzi sovraffollati di personale, palazzi che costano un occhio della testa, non c’è nessuno che controlli; a fine mese però controlleranno se quanto viene loro corrisposto sia giusto. Stesso silenzio istituzionale ha fatto seguito all’annuncio che ha dato Di Maio circa il nuovo premier. Che dire? E’ sempre più pesante pagare tante tasse e constatare la completa inefficienza dell’apparato statale superaffollato e superpagato.