Tra Italia e Brasile esiste un vincolo forte e profondo, al quale quest’anno renderemo omaggio in occasione dei centocinquanta anni dall’arrivo di quella che viene considerata la prima spedizione di coloni organizzata e pianificata; un vincolo fatto soprattutto di persone, di milioni di brasiliani che hanno sangue italiano grazie all’arrivo per oltre un secolo di immigrati giunti dall’altro lato dell’oceano.
Questo vincolo, nel corso di oltre cento anni di immigrazione, ha prodotto cultura, arte, economia e solidarietà. Sì, la solidarietà che nei primi anni di immigrazione italiana in Brasile diede vita alle prime società di mutuo soccorso e che più recentemente è stata contraddistinta dall’opera di quei tanti volontari e missionari, laici e religiosi, che hanno dato vita in tutto il Brasile a opere e progetti ammirevoli ed esemplari.
Di alcuni di questi progetti ho avuto la fortuna di essere un testimone diretto; la nascita, venticinque anni fa, dell’associazione “Ponte Brasilitalia”, è uno degli esempi più belli. Il progetto nacque quasi casualmente, nel corso di una delle tante visite in Italia di una delegazione sindacale.
La UIL Pensionati, con la quale collaboravo prima di trasferirmi in Brasile alla fine degli anni novanta, voleva rendere tangibile il legame con i lavoratori e i pensionati brasiliani anche attraverso un concreto progetto di cooperazione. Non volevamo necessariamente dare vita ad una nuova iniziativa ma possibilmente dare sostegno e forza ad un progetto già esistente; tramite alcuni volontari italiani già presenti in Brasile e grazie alla collaborazione con il sindacato dei lavoratori del commercio di San Paolo individuammo nell’opera di Maria Crepaldi, una religiosa italo-brasiliana impegnata nella zona ovest della metropoli brasiliana a fianco delle famiglie più povere e bisognose, il punto di partenza di quella che dopo qualche mese divenne l’associazione “Ponte Brasilitalia”.
Anche nel nome della nuova entità si voleva dare l’idea del legame forte e permanente che doveva continuare ad unire i due popoli; ai bambini dell’associazione insegnavamo le note dell’inno di Mameli, che cantavano con lo stesso entusiasmo con il quale tutti i giorni praticavano la ‘capoeira’, uno sport nato tra gli schiavi brasiliani che oggi rappresenta la voglia di riscatto e la dignità delle nuove generazioni di brasiliani.
Dopo qualche anno, e sempre grazie al contributo dei due sindacati, fu inaugurato lo “Spazio dei sogni”, una struttura polivalente dove oltre duecento bambini e le loro famiglie potevano svolgere nel corso della settimana attività educative, culturali e professionali. Musica e teatro, laboratori di cucito e di informatica, lezioni di prevenzione ed educazione alimentare e odontologica.
Tutto all’insegna del volontariato e dell’altruismo, con al centro la crescita dei ragazzi della comunità di Vila Dalva e del quartiere di Rio Pequeno, al quale per tutto questi anni è stata offerta una concreta opportunità di riscatto sociale e inserimento professionale.
I ragazzi di “Ponte Brasilitalia” nel 1998 furono ricevuti a Roma dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, portando nei sontuosi saloni del Palazzo del Quirinale la freschezza sincera della loro vitalità insieme alla cultura centenaria della capoeira e della danza del maculelè; quest’anno celebreremo con una grande festa i venti anni dello “Spazio dei sogni”, inaugurato nel 2004 alla presenza del cardinale di San Paolo Claudio Hummes.
Il ponte tra Brasile e Italia, che questa piccola associazione volle omaggiare sul finire del secolo scorso, è ancora oggi ricco di storie individuali e collettive; una storia destinata a durare e a dare ancora tanti frutti negli anni a venire, all’insegna della cooperazione e della solidarietà tra due popoli fraternamente amici.
*deputato Pd eletto nella ripartizione estera America Meridionale