Ho più volte affrontato questo argomento, credo che oggi il Ministro Catania abbia dato una svolta al modello di sviluppo del nostro Paese. Certo, non è che ora siamo a posto, ma è un buon inizio.
"Grazie alle misure contenute nel disegno di legge contro il consumo del suolo, approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, facciamo un decisivo passo in avanti per raggiungere l’obiettivo di limitare la cementificazione sui terreni agricoli, in modo da porre fine a un trend pericoloso per il Paese. Questo provvedimento tocca temi molto sensibili, come l’uso del territorio e la sua corretta gestione, ma coinvolge anche la vita delle imprese agricole e l’aspetto paesaggistico dell’Italia. Riguarda il modello di sviluppo che vogliamo proporre e immaginare per questo Paese, anche negli anni a venire". Parole pronunciate proprio dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, intervenendo nel corso della conferenza stampa che si è tenuta a Palazzo Chigi – alla presenza del presidente Mario Monti – al termine del Consiglio dei Ministri, durante il quale è stato approvato il disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo. "Abbiamo introdotto – ha spiegato Catania – un sistema che sostanzialmente prevede di determinare l’estensione massima di superficie agricole edificabile sul territorio nazionale. Questa quota, quindi, viene ripartita tra le Regioni le quali, a caduta, la distribuiscono ai Comuni. In questo modo otterremo un sistema che vincola l’ammontare massimo di terreno agricolo cementificabile distribuendolo armonicamente su tutto il territorio nazionale".
"Vogliamo – ha aggiunto Catania – interdire i cambiamenti di destinazione d’uso dei terreni che hanno ricevuto i fondi dall’Unione Europea, infatti abbiamo previsto che queste superfici restino vincolate per 5 anni. Inoltre, il provvedimento interviene sul sistema degli oneri di urbanizzazione dei Comuni. Nella normativa attualmente in vigore è previsto che le amministrazioni possono destinare parte dei contributi di costruzione alla copertura delle spese comunali correnti, distogliendoli dalla loro naturale finalità, cioè il finanziamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Questo fa sì che si crei una tendenza naturale delle amministrazioni e dei privati a dare il via libera per cementificare nuove aree agricole anche quando è possibile utilizzare strutture già esistenti. Le nuove norme avranno sicuramente un impatto su questo fenomeno".
Ora bisogna passare a quella che io definisco la fase due, valorizzare e riprenderci il ruolo leader del mercato mondiale dell’agricoltura, ruolo che ci compete per la nostra natura e per la nostra posizione nel Mediterraneo; bisognerebbe ripartire dalla riforma agraria fatta nel 1950, grazie al piano Marshall. Noi dobbiamo avere il coraggio di riprendere lo stesso spirito, lo Stato deve, per obbligo morale e per obbligo civile, oltre a quello Costituzionale, garantire il lavoro a tutti, creando delle Aziende agricole da destinare a tutti quei giovani che hanno voglia di rischiare a livello imprenditoriale, oltre a garantire il lavoro si crea così un fattore di crescita economica del Paese, con un abbassamento dei prezzi al consumo. Non è difficile pensare a un discorso del genere, se c’è la volontà politica questo può essere fatto con un minimo sforzo, e maggiore resa.
Oggi l’Italia deve uscire da quell’arroccamento che per anni ha distrutto il territorio e l’agricoltura Italiana, dobbiamo pensare a fare business. Dobbiamo aprire le porte delle liberalizzazioni. Se riusciamo in questo abbiamo vinto non la battaglia, ma la guerra. Il Ministro Catania ha mostrato con questo decreto di aver competenza e di aver il coraggio, ora deve andare fino in fondo se veramente crede in quello che sta facendo. Oltre a questo credo che ora ci siano le basi per creare in Italia un gruppo di lavoro di esperti, che non necessariamente debba essere politico, che si occupi di valorizzazione, promozione e soprattutto di individuare problematiche del settore del terziario e impegnarsi fattivamente alla realizzazione di programmi a lungo termine. Faccio appello a tutte le associazioni, enti di questo Paese affinché si muovano in questa direzione, non c’è più tempo per pensare, ora bisogna agire e in maniera anche abbastanza veloce se non vogliamo essere schiacciati da qualcosa di più grande di noi, dobbiamo pensare in maniera completamente diversa, sfruttare il territorio e il turismo: questo è il nostro petrolio.
Di seguito, in sintesi, i punti principali del provvedimento:
1. Vengono definiti "terreni agricoli" tutti quelli che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola, indipendentemente dal fatto che vengano utilizzati a questo scopo;
2. Si introduce un meccanismo di identificazione, a livello nazionale, dell’estensione massima di terreni agricoli edificabili (ossia di quei terreni la cui destinazione d’uso può essere modificata dagli strumenti urbanistici). Lo scopo è quello di garantire uno sviluppo equilibrato dell’assetto territoriale e una ripartizione calibrata tra zona suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate/edificabili;
3. Si introduce il divieto di cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari. Nell’ottica di disincentivare il dissennato consumo di suolo la misura evita che i terreni che hanno usufruito di misure a sostegno dell’attività agricola subiscano un mutamento di destinazione e siano investiti dal processo di urbanizzazione;
4. Viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l’attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti, anziché l’attività di edificazione e costruzione di nuove linee urbane.
5. Si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole in cui i Comuni interessati, i cui strumenti urbanistici non prevedono l’aumento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite fissato, possono chiedere di essere inseriti.
6. Si abroga la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità – consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria – e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell’Ente locale.
Discussione su questo articolo