Il campo largo del centrosinistra non ha funzionato. Anzi, è stato un fallimento. In Sardegna ha vinto la sua candidata Alessandra Todde (con uno scarto sul suo avversario Paolo Truzzu di soli 1.600 voti) ma il centrodestra ha preso più voti. In Abruzzo il campo largo si è schiantato col suo candidato Luciano D’Amico.
Appare evidente che i cittadini abbiano capito che tale aggregazione è stata fatta solo contro il centrodestra. Le compagini fatte contro gli avversari non piacciono. Gli elettori non sono sciocchi. Tuttavia, per il campo largo i problemi non finiscono qui.
Infatti, vi è una questione di fondo tra i due principali azionisti di quella compagine: il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Sotto la direzione di Elly Schlein, il Partito Democratico si è spostato a sinistra. Anche il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte si è spostato decisamente a sinistra, perdendo il suo carattere trasversale.
Il Movimento 5 Stelle non può più dirsi trasversale, sia per il suo programma che per la sua alleanza col Partito Democratico, non più moderato e decisamente inclinato verso l’ideologia woke. Dunque, i due partiti si pestano i piedi a vicenda. I loro programmi sono sovrapponibili ma non complementari.
Sarebbe stato il contrario se, per esempio, il Partito Democratico fosse stato moderato: avrebbe preso i voti di quegli elettori non di centrodestra ma moderati. Molto probabilmente, avrebbe preso i voti degli elettorati di Azione e Italia Viva. Invece, il Pd risulta ormai essere molto spostato a sinistra.
Di fatto, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle condividono lo stesso elettorato. Ciascuno dei due vuole prevalere sull’altro ma non ci riesce. Questo rischia di fare esplodere la compagine. Mi sa che, come disse qualcuno, dovremo preparare i pop corn perché ne vedremo delle belle.