Il 2017 si evolverà con segnali, interni e internazionali, ben lontani da una parvenza di “normalità”. Che non sia solo una nostra percezione lo confermano i fatti che sono stati protagonisti di queste prime settimane del nuovo anno. Non riteniamo, per obiettività, che questo anno nuovo sia quello per una ripresa con effetti risanatori sul fronte dei bilanci familiari e occupazionali. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) resterà sopra l’1,5%, ma la disoccupazione continuerà a mantenere livelli anomali anche per un Paese, com’è il nostro, dove di lavoro per tutti non ce n’è mai stato. Ora, non riteniamo rilevante verificare il perché e il per come di una situazione che neppure la più avveduta politica potrebbe risollevare. Troppe le concause di lontana origine e ancor più i compromessi che ne hanno consentito il perdurare.
La foto panoramica del nostro Paese resta “sfuocata”. Proprio sotto quei profili che dovrebbero essere ben chiari per evitare altri errori. Perché d’alternative ce ne sono rimaste poche. La nostra non è una sensazione di malessere superficiale. Essa è profonda e s’insinua anche in strati della società che ne sembravano immuni. Questo significa che continua a esserci ciò che non funziona nel modo corretto. Ovviamente anche a livello politico.
Lo avevamo evidenziato già dal 2015. Ora, questo Esecutivo a “tempo” avrà da fare i conti anche con una parte del PD che non ne condivide le strategie e, forse, anche le alleanze. Quelle che avevamo individuato come “effimere”. Cioè con prospettive di limitata durata. Per non arrenderci al fatalismo della situazione, né al pessimismo del momento, non ci resta che analizzare gli sviluppi dell’iter politico nazionale. Sempre in attesa della nuova legge elettorale.
La teoria dei due “pesi” e delle due “misure” resta di difficile eradicazione. Che sia solo una nostra sensazione? Non lo riteniamo; anche se siamo disponibili nel riconoscere possibili difformità di percorso. Nel Bel Paese chi si ritiene sconfitto ha ancora l’opportunità di rifarsi. Lo scriviamo, anche se sarà, ancora, il Popolo italiano a sopportare la “penitenza” di un sistema politico che, da subito, s’è dimostrato indefinito.
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