Umberto Bossi esterna un’altra delle sue memorabili perle, questa volta attaccando l’inno di Mameli e il Presidente del Consiglio Mario Monti. Chi vi scrive non è un amante del Governo tecnico ma il Senatur afferma: "Monti rischia la vita, il Nord lo farà fuori". Una frase indegna per un parlamentare ed Ex Ministro della Repubblica che attacca pesantemente l’uomo e non il politico, differenza sottile ma sostanziale per chi crede che la politica sia fatta di opposizione e non di nemici da abbattere.
In un secondo momento spara a zero sull’inno: "Spero che non lo cantino i miei figli", in merito alla proposta (con largo consenso in Parlamento) di farlo rintonare in tutte le scuole italiane. E ciliegina sulla torta non poteva mancare una stilettata al Sud: "Adesso il Nord sta riempiendosi di mafiosi in soggiorno obbligato, prima o dopo qualcuno si decide a impiccarli in pubblica piazza".
Eravamo abituati, è il classico repertorio bossiano. Tuttavia non è salubre dopo 30 anni di promesse sulla "Padania libera" e di offese a "Roma ladrona" riprendere daccapo il cliché come se nulla fosse successo, come se non avessero approfittato in tutti questi anni delle poltrone che Roma ha regalato loro.
Berlusconi ha servito su un piatto d’argento alla Lega ampi spazi e la regia del governo passato. Ha sdoganato il fenomeno e lo ha istituzionalizzato, come fece del resto con l’ex missino Fini. E’ stato il collante di una coalizione che non si ricomporrà mai più, ammansendo le mire divisioniste e le pretese più assurde.
Oggi è venuto meno il perno centrale della vecchia "Casa della Libertà" e a briglie sciolte ognuno tenta di tornare alla ribalta. Però su una cosa Fini ha ragione, caro Umberto: "Sulla cartina geografica la padania non esiste".
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