L’uzzolo della Germania, quello più impellente, l’abbiamo esaudito. Il Bel Paese “ha fatto i compiti a casa” ed ora è fuori dalle maglie dell’austerity. Dovrebbero sbloccarsi spazi di manovra per circa 12 miliardi di euro, a patto che non torniamo a sforare il rapporto deficit/PIL del 3%. In sostanza, la spesa corrente dello Stato, quindi il debito pubblico contingentato in un preciso periodo, non deve superare il prodotto interno lordo del medesimo spazio temporale di oltre il 3%. Ed è chiaro che, con una continua e costante decrescita dei fattori produttivi ed occupazionali, i consumi vanno a picco e le manovre necessarie sono costanti e frustranti per le casse dei privati cittadini. Il ceto medio sta scomparendo e con esso il risparmio tipico delle famiglie nostrane. La crisi sta cambiando i connotati di una Nazione che vede, da una finanza selvaggia ed extraeuropea, sottrarsi abitudini tipiche e consolidate della nostra economia, come per esempio l’acquisto della casa. Con i settori tradizionali in stasi, gli smottamenti delle borse e l’incertezza sui mercati, non si sa più come e in cosa investire per produrre occupazione.
I giovani non hanno spazi di inserimento e dove il lavoro c’è, non circola moneta né contrattualizzazione, creando un dumping sociale che irrita e fomenta l’odio interclassista ed intergenerazionale.
E’ saltato il patto della società, quel sottile equilibrio che permette ai popoli una quieta convivenza. Abbiamo creato l’Europa del commercio dimenticandoci l’Europa delle radici, delle persone, delle passioni. Un agglomerato senz’anima che ha dotato alcuni Paesi nordici di strumenti di controllo e di pressione, e altri, come il nostro, tenuti in costante schiaffo su ogni sussurro di esercizio democratico.
Tecnici, saggi, larghe intese, non appendiamo più il vessillo della politica per vergogna. Ma vergogna di cosa poi? La politica è l’arte più bella, più saggia e più tecnica di ogni invenzione successiva. E’ lo strumento con cui si amministra la cosa pubblica, dove si incontrano le divergenze e le assonanze per mettere in piedi l’arena dei diritti e dei doveri dentro la quale si confronteranno i privati. A furia di guardare i numeri, abbiamo spento i sogni ed i sorrisi delle popolazioni. Alziamo la testa!
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