Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, durante il suo intervento all’Europarlamento va dritto al sodo: “L’euro è irrevocabile”. Draghi continua a difendere la moneta unica e il trattato di Maastricht “che ci hanno permesso di sopravvivere alla peggiore crisi economica dalla seconda guerra mondiale”.
“La capacità di resistenza nel 2016, malgrado una serie di choc negativi, dimostra che siamo sulla strada giusta”, ha aggiunto il banchiere centrale, e “suggerisce che le riforme a livello nazionale e europeo pagano in termini di crescita economica”. Secondo il presidente della Bce, la crescita negli ultimi due anni del pil procapite al 3%, il sentimento economico ai livelli più alti da cinque anni e la disoccupazione al 9,6%, dato più basso da maggio 2009, “sono passi nella giusta direzione”.
Draghi ha glissato anche sull’ipotesi di un’Unione a geometria variabile avanzata nel vertice di Malta della settimana scorsa: “E’ troppo presto per commentare – ha replicato alle domande degli europarlamentari – Il concetto non è stato sviluppato. Si tratta, come dire, di una visione appena abbozzata. Non posso fare alcun commento”.
Sulla prospettiva di un sistema Sme2 con monete nazionali uscite dall’euro il numero uno dell’Eurotower ha fatto notare che il mercato unico europeo non potrebbe sopravvivere davanti a svalutazioni competitive. “Abbiamo visto quello che è successo negli anni ’70 e ’80, che non furono certamente anni di stabilità ma di continua svalutazione competitiva”.
Nella lunga audizione al Parlamento di Bruxelles, Draghi ha difeso la Germania, che ha superato la crisi molto bene “grazie alle riforme strutturali”, ed espresso la propria preoccupazione per le prime mosse dell’amministrazione Trump.
“L’idea di ripetere le condizioni che hanno portato alla crisi finanziaria è qualcosa di molto preoccupante e l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è l’allentamento delle regole”. Sono proprio i “fattori globali” a mettere a repentaglio i progressi registrati nelle condizioni economiche nell’Eurozona e a preoccupare maggiormente il presidente della Bce.
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