"Uno spettro si aggira per l’Europa. E’ quello del populismo e dell’antieuropeismo! Il punto è che per ricacciarlo indietro non bastano vuoti proclami o dichiarazioni d’intenti. Occorre un deciso cambio di rotta nella gestione di una crisi economica di cui non si vede la fine". Si apre così una lettera del presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, al Corriere della Sera.
Secondo il leader Udc "è giusto avere parametri di riferimento per un controllo reciproco dei bilanci, ma è demenziale che questi parametri debbano essere immutabili, che non possano cambiare se l’economia è in espansione oppure, come adesso, in crisi".
Casini sollecita la rapida adozione di "provvedimenti che possano dare uno stimolo all’economia e nello stesso tempo avviare il percorso per le modifiche normative necessarie a rafforzare la nuova strategia, partendo dalle norme che hanno imposto vincoli ancora maggiori di quelli di Maastricht, fino ad arrivare ai Trattati. Un processo – sottolinea – da concludersi magari proprio nel Semestre di Presidenza italiano, nella seconda metà del prossimo anno”.
“Il governo Letta finora ha agito bene, riuscendo anche a portare a casa qualche risultato, ad esempio in tema di occupazione giovanile. Ma bisogna fare di più. Ci vuole un cambiamento radicale della governance economica dell’Unione. Su questo credo che per il nostro Paese sia davvero arrivato il momento, in sede europea, di battere i pugni sul tavolo. Anche perché l’Italia ha contribuito in maniera consistente alle misure anti-crisi, in modo forse anche eccessivo rispetto alla nostra ricchezza reale e, a partire dal lavoro del governo Monti, gli italiani stanno facendo quei sacrifici necessari a restituirci la credibilità per avere voce in capitolo sul futuro del nostro continente. Se a battere i pugni sul tavolo non saremo da soli, ma con il maggior numero possibile di Paesi, a cominciare da Francia e Spagna, tanto meglio! Ne va della sopravvivenza del nostro sistema economico e della nostra struttura sociale. Ma ne va anche della sopravvivenza del sogno europeo. Se l’Europa rimane questa, se la sua politica si dimostrerà sorda a ogni cambiamento, avremo fatto un grande regalo ai vecchi e nuovi populismi".
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