”L’Italia continuerà a fare la sua parte” in Ucraina e ”siamo pronti a inviare altre armi” con l’obiettivo di arrivare a ”una pace giusta” che riconosca ”l’indipendenza” di Kiev. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani intervistato da Radio Capital e sottolineando che ”stiamo facendo tutto quello che possiamo, abbiamo aumentato di 10 milioni i contributi economici, inviato oltre 50 tonnellate di materiale elettrico per la ricostruzione della rete elettrica del Paese distrutta dagli attacchi russi”.
Il titolare della Farnesina ha quindi aggiunto: “Continuiamo a sostenere l’Ucraina anche con altre armi, lo ha deciso il Parlamento, ora si voterà al Senato”. Il ministro ha precisato che ”prima di inviare altre armi sarà informato il Parlamento”. In ogni caso, ha aggiunto, ”l’Italia continuerà a fare la sua parte insieme agli alleati”, a fornire armi ”per quanto possibile, e stiamo discutendo con i francesi per i sistemi di difesa aerea”.
Dall’opposizione si fa sentire con forza il Movimento 5 Stelle, con Ettore Licheri, componente della Commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama, che nel suo intervento in aula in dichiarazione di voto sul decreto Ucraina ha dichiarato: “Non è vero che in quest’aula siamo tutti a favore della pace. Perché chi è sinceramente per la pace non può non schierarsi contro qualunque escalation militare e chi è a favore dei continui rifornimenti di armi non può per coerenza dirsi a favore della pace. È un fatto di logica e di comportamenti conseguenti: o si mandano armi o si lavora per la diplomazia, non ci sono vie di mezzo. Gettate allora la vostra maschera di ipocrisia e abbiate il coraggio di dire la verità agli italiani”.
“Pensate – ha proseguito – che basti mandare più missili e carri armati per mettere all’angolo una potenza nucleare guidata da un uomo disposto a tutto? Volete battere militarmente la Russia? L’escalation militare ci condurrà alla catastrofe oppure, nella migliore delle ipotesi, ad alimentare una guerra di posizione senza fine che aggiungerà altre morti e altra devastazione. La situazione di stallo sul campo di battaglia presenta un’occasione propizia per una via d’uscita diplomatica. Non profittarne ci renderà responsabili morali e politici degli eccidi dei prossimi mesi”.