Simona Bonafè, deputata del Partito Democratico al Parlamento Europeo, è intervenuta su Radio Cusano Campus, ai microfoni de L’Italia s’è desta, programma curato e condotto dal direttore Gianluca Fabi.
Sul ruolo dell’Italia nel conflitto e i rischi: “Il punto è che siamo di fronte a un popolo aggressore che ne ha aggredito un altro. Ci riporta indietro nella storia a tempi bui. È la prima volta che succede dopo tanto tempo. Zelensky ha fatto un intervento di grande dignità e speranza, nonostante lui e il suo paese siano sotto le bombe ogni giorno. Lui avrebbe potuto spostare il governo in Polonia e invece rimanere lì ha impedito a Putin di entrare in Ucraina e conquistarla. Come governo dobbiamo lavorare per i corridoi umanitari sicuri e per il cessate il fuoco. Una cosa che l’opinione pubblica non conosce, è che gli unici corridoi umanitari sicuri sono solamente quelli verso la Russia, non verso gli altri paesi europei. Il nostro compito è aiutare il popolo ucraino e intervenire con le sanzioni verso la Russia”.
Sulle sanzioni: “Le sanzioni sono lo strumento per non girarci dall’altra parte, ma anche per evitare la Terza Guerra Mondiale. L’Europa ha messo in campo quattro pacchetti di sanzioni, emanati in tempi rapidissimi e in modo coordinato, senza esitazioni e con unità. Sono azioni che mettono in difficoltà l’economia russa e speriamo spingano il regime a sedersi a un tavolo per trattare. C’è un altro pacchetto che, però, sta creando qualche discussione in Europa, ma negli altri c’è stata unità, come già successo durante la pandemia”.
Sul ruolo dell’Europa: “L’Europa deve decidere se vuole essere protagonista o solo spettatrice del nuovo contesto geopolitico. Noi scontiamo ritardi su politica della sicurezza. La UE fa parte della Nato ma deve ritagliarsi il proprio ruolo autonomo nel nuovo contesto geopolitico. Da solo, nessuno stato va da nessuna parte. Si sta creando la situazione per agire insieme come Europa e sviluppare politica di sicurezza comune. È il momento di farlo”.
Sull’invio di armi e le polemiche: “Siamo tutti pacifisti. Al tempo stesso, però, non possiamo girarci dall’altra parte. Il nostro compito è creare le condizioni per aprire il canale diplomatico, ma dobbiamo anche permettere all’Ucraina di poter essere a quel tavolo. L’Italia ripudia la guerra ma la Costituzione dice che la ripudia come strumento di offesa a un popolo. Qui c’è stato un popolo che è stato offeso e ha il diritto di opporsi a questo attacco e noi dobbiamo dargli la possibilità di difendersi e contribuire a questa difesa, come hanno fatto altri paesi europei. Tutti vogliamo evitare un’escalation, e infatti Zelensky non ha parlato di no fly-zone, perché sa bene che la risposta sarebbe negativa”.
Sulle intenzioni di Vladimir Putin: “Nessuno oggi può sapere dove Putin voglia arrivare. C’è chi teme un’escalation dopo la conquista dell’Ucraina.
Credo però che lui abbia sottovalutato la resistenza ucraina e anche l’opposizione dell’Europa. Credo si aspettasse maggior esitazione dell’Europa sui provvedimenti. Il piano di una ‘guerra lampo’ è fallito ma ora non si capisce cosa voglia fare. Dobbiamo fare in modo che si apra lo spazio per il dialogo e, soprattutto, per i corridoi umanitari”.