Fin dai tempi antichi in guerra si usa la propaganda al fianco delle armi. Gli scopi sono molteplici, ma due sono i principali: abbattere il morale del nemico e galvanizzare le proprie truppe e la propria popolazione. Potremmo aggiungerne un altro che è diventato sempre più importante con la diffusione mondiale contemporanea di tutte le notizie: acquisire nuovi consensi per la propria parte e isolare il più possibile il nemico.
Ovviamente l’attuale guerra in Ucraina non fa eccezione e tutti possono costatare che in merito all’efficacia e all’estensione della propria propaganda chi domina di gran lunga è l’Ucraina. Non solo il presidente Volodymyr Zelensky è presente ovunque, per radio, per televisione, sui giornali e via internet, ma lo fa con una grande abilità comunicativa scegliendo come vestirsi, lasciandosi crescere una barba “sofferente”, usando per ogni pubblico cui si indirizza le parole e i riferimenti storici più appropriati.
Certamente anche a lui può capitare di esagerare un pochino, come quando ha parlato tramite internet al Parlamento israeliano. In quel caso i suoi ottimi consiglieri per la comunicazione (americani anche quelli?) non hanno considerato la suscettibilità degli israeliani quando si parla di “olocausto” e lo hanno spinto a osare un paragone indecente tra lo sterminio degli ebrei voluto dai nazisti e i civili che muoiono in Ucraina sotto i bombardamenti.
A parte quell’episodio, ogni volta che parla sa mischiare il vittimismo con la postura da uomo coraggioso, le notizie in merito ai successi militari del suo esercito sui campi di battaglia con la richiesta all’occidente di nuove e più potenti armi, i ringraziamenti per l’aiuto che sta ricevendo
con i rimproveri perché non si fa di più.
Comparando lui e (in misura minore) il suo ministro degli Esteri Kuleba con i vari portavoce russi non c’è paragone: gli ucraini hanno le espressioni e gli atteggiamenti giusti, gli “orsi” di Mosca non riescono a smentire la fama che li vuole “grossier” e “pericolosi”.
Bisogna però ammettere che i nostri giornali e le nostre televisioni un po’ del loro ce lo mettono: la scelta delle immagini più consone e delle dichiarazioni più utili, la diffusione di ogni notizia favorevole e il silenzio totale su quanto non “fa gioco” è una tecnica ben conosciuta dai nostri giornalisti e nessuno, in Italia e in tutta Europa, se ne vuole privare. D’altra parte qualcuno ha deciso che, anche se ufficialmente non lo siamo, noi “occidentali” stiamo dalla parte giusta, cioè quella ucraina, e inviare armi e cercare di distruggere la Russia attraverso innumerevoli sanzioni non basta. Occorre confermare alle nostre opinioni pubbliche che i russi sono il male assoluto e che a Kiev si combatte e si muore per difendere la nostra democrazia e non solamente gli interessi americani.
Non è necessario ricordare che perfino la Banca Mondiale aveva smesso da tempo di dare soldi ai governi ucraini perché “troppo corrotti”. È inutile ricordare che, mentre centinaia di migliaia di donne ucraine erano costrette ad emigrare cercando di trovare in occidente qualunque tipo di lavoro per poter mantenere le proprie famiglie rimaste in patria, un gruppo di oligarchi locali si arricchiva sempre di più e controllava direttamente partiti e parlamentari.
Non è bello far sapere che in tutta l’Ucraina chi preferiva parlare russo (per questioni etniche o culturali o semplicemente per abitudine) veniva emarginato e non poteva accedere ad alcun impiego pubblico. L’aver proibito, da ben prima della guerra, la stampa e la diffusione di giornali in lingua russa e aver chiuso ogni canale radio e TV che osava ancora esprimersi in quell’idioma nonostante almeno il 30 percento degli ucraini lo considerava la sua prima lingua è ininfluente davanti alle immagini di edifici distrutti dalle bombe.
A proposito di bombe, a far danni ovunque sono certamente e soltanto quelle russe, poiché l’esercito ucraino sulle regioni separatiste lanciava solo fiori e anche oggi fa la stessa cosa sui villaggi già conquistati dai “cattivi”. E i gruppi paramilitari di estrema destra, quelli finanziati ed addestrati per anni dagli americani e dai polacchi, che importa se goliardicamente si tatuano con qualche svastichetta e inneggiano ai loro eroi e ai loro capi come i nazisti facevano con Hitler? Sono soltanto dei patrioti! Forse esagerano un po’ ma, ce lo assicurano i nostri giornalisti, non sono più antisemiti, sono diventati buoni e si battono eroicamente per la nostra democrazia.
Ora qualche migliaio di loro si è arreso e ha lasciato perfino i sotterranei dell’acciaieria di Mariupol. I malvagi russi hanno deciso di processarli sperando di far confessare chi c’era laggiù, oltre a loro, e cosa si produceva in quei luoghi mentre in superfice si fabbricava l’acciaio. In realtà a Mosca sono proprio degli ingenui! Anche se i prigionieri dovessero ammettere che si trattava di laboratori biochimici finanziati e operati da americani ed europei, da un lato, prima di andarsene hanno fatto esplodere tutto, dall’altro ogni loro affermazione verrà diffusa (se mai lo sarà) in occidente come estorta dopo terribili torture.
È un peccato che la famigerata Victoria Nuland (quella che insultava telefonicamente gli europei perché non avevano capito che occorreva eliminare Yanukovich “a qualunque costo” – vedi Maidan) audita al Congresso degli Stati Uniti abbia ammesso che, sì è vero, gli USA avevano in Ucraina alcuni laboratori biochimici (c’entra anche Hunter Biden?). Naturalmente, ha aggiunto, si trattava solo di laboratori per ricerche e niente più. Perché allora tenerli nascosti, realizzarli proprio in Ucraina (e vicino al confine russo) se non si tratta della creazione di agenti patogeni? Perché non farlo alla luce del sole?
Comunque i nostri coraggiosi giornalisti, del tutto indipendenti e non “comprati”, ci confermano che l’esercito ucraino sta vincendo e riconquista città dopo città. Varrebbe la pena leggere il libro del tedesco Udo Ulfkotte: Giornalisti comprati. Vi si parla dell’influenza della CIA e della NATO.
Purtroppo, dopo aver fatto nomi di testate e di “scrittori” e non essere stato mai querelato, è morto d’infarto a cinquantasei anni prima di aver scritto il secondo libro che aveva preannunciato con nuovi nomi. E’ stato immediatamente cremato.
Nessun problema dunque: il bene trionferà grazie alla compattezza, al patriottismo, al valore di quei soldati e dei loro comandanti. Infatti, solo per non turbare la narrazione veritiera con dettagli superflui, nessuna nostra testata ha menzionato il fatto che il comandante in capo delle Forze armate ucraine, il generale Yuri Galushkin, sia stato silurato all’improvviso il 16 maggio 2022 da Zelensky con decreto 36336/2022. Al suo posto è stato immediatamente nominato il maggiore generale Igor Tantsyur, già Capo dello Staff (decreto 36337). Promosso ad altro e superiore incarico per aver condotto i suoi uomini verso la vittoria? Purtroppo no! Nessun ringraziamento e nessun nuovo incarico: solo pensionato a forza. E noi
che credevamo che “squadra che vince non si cambia”!
Tuttavia, chi pensasse che, forse, gli ucraini non stanno davvero vincendo come dicono, è sicuramente fuori strada. Basta leggere i nostri giornali o vedere le televisioni, Rai, Mediaset o di Cairo e si avrà la conferma che Kiev sta andando verso la vittoria finale e che le sanzioni stanno facendo molto più male alla Russia che a noi. E poi, cosa sono uno o due gradi di riscaldamento in meno rispetto alla pace? Draghi docet.
*Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali