Lo speciale "Rosso di sera", stasera in diretta su La7, da Largo Annigoni a Firenze, segna la chiusura di "Servizio pubblico", dopo oltre cento puntate. "Un grido contro la xenofobia" afferma Michele Santoro in una intervista a Repubblica nella quale precisa: "Questo è un arrivederci, non è un addio", "Servizio Pubblico continuerà in altro modo, non ci fermiamo. Sappiamo di poter fare a meno dei grandi editori della televisione, non siamo esposti ai pericoli di censura. Siamo in grado di fare una serata su qualsiasi tema, anche i più scomodi".
Santoro parla di un "caso unico di trasmissione nata dal basso, grazie a una rete di sottoscrittori, senza avere alle spalle un grande gruppo televisivo. Se altri si fossero uniti a noi sarebbe potuta nascere una televisione indipendente".
Sottolinea poi che "con la cosiddetta ‘caduta di Berlusconi’ il livello di partecipazione dell’opinione pubblica era alto, tutti cercavamo di capire. Lo stesso è accaduto in tv, le trasmissioni politiche dilagavano. La televisione produceva al più basso costo contatto, ne ha approfittato. Col disimpegno si è ritrovata sovraccarica, ma è sbagliato dire: ‘I talk sono finiti’, "solo su La7 in una settimana ci sono quasi 5 milioni di spettatori per i talk, se li moltiplica per 4 sono venti milioni che seguono i programmi politici. Li sommi a quelli della Rai. Il pubblico c’è. Il talk mantiene un potenziale alto, è un’alternativa al telegiornale. Più è scapigliato, lontano dal potere, più si riempie di contenuti".
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