L’estate un po’ così, non proprio vera estate, annuncia un caldo autunno. Il caldo autunno è quello della televisione. La Rai sembra annunciare di voler ridimensionare uno dei suoi miti; Mediaset smonta il palinsesto. Traduzione: Bruno Vespa deve rinunciare a un giorno alla settimana per il suo “Porta a Porta”; Clemente Mimun rivolta a mo’ di pedalino il Tg5, le news di Mediaset chiuderanno alle 19,05. In questo caso, è come l’ampia riduzione delle edizioni di un giornale. Un modo diverso per dire tagli. Il ridimensionamento aziendale mascherato con la parola ristrutturazione.
Rai1 sostiene la necessità di dover abbracciare un nuovo modello di fare televisione. Una tv meno parlata, il modello è la Bbc. Meno salotti, meno chiacchiere; più inchieste e reportage. Salotti e parole sono il mondo di “Porta a Porta”, teatro delle esibizioni di politici e di signore chiamate a discettare sui minimi e i massimi sistemi. Bruno Vespa è il bersaglio del colpo destinato a scalfirne il mito. Il più popolare dei giornalisti conduttori deve cedere un giorno della sua trasmissione. Cedere significa non effettuarla, rispetto allo storico palinsesto che prevedeva la presenza di Vespa in Tv tutta la settimana, escluso il sabato, su Rai1, in seconda serata.
“Porta a Porta” non andrà più in onda il lunedì. Uno sgarbo al presentatore, che avrebbe preferito cedere il giovedì. Vespa lascia il lunedì a Duilio Gianmaria, inviato speciale del Tg1 in Afghanistan e Iran, già positivo conduttore di “Unomattina”. Siamo alla nascita di un talk show alternativo alle esibizioni del teatrino animato di norma dalla compagnia di giro di politici portati all’insulto. “Petrolio” è un programma d’inchieste.
Il cambiamento di rotta di Rai1 con una sola virata “in direzione di nuovi spunti e nuovi linguaggi”. Una nuova immagine della linea editoriale della rete di maggiore ascolto della televisione di Stato. Vespa avrebbe ceduto in fondo ad una lunga e serrata trattativa. Praticamente costretto a rinunciare al lunedì, avrebbe messo sul piatto della rinuncia obbligata il giovedì. Questa è la voce che circola nei corridoi della Rai. Duilio Giammaria ritiene salutare “il confronto con Vespa come per ogni professionista dell’informazione e dell’approfondimento”. L’inviato speciale non sminuisce la valenza professionale e la maniera di Vespa di fare televisione. “Porta a Porta propone un modello collaudato di fare Tv, non migliore o peggiore”. In definitiva, “Petrolio” vuole proporre un arricchimento della linea editoriale di RaiUno, a beneficio di tutti. La trasmissione, nel periodo di prova dello scorso anno, due mesi, tra dicembre e gennaio, si aggiudicò una media di 1 milione e 300mila spettatori con il 10% circa di share.
Dulio Giammaria l’anti Vespa? “Petrolio” promette una serie di reportage, sguardi sull’estero, la politica di Renzi, con particolare attenzione ai temi delle riforme, della crescita e delle prospettiva per milioni di italiani che guardano al futuro con grande inquietudine. Un programma, in definitiva, che porta dentro di sé fiducia e la vuole diffondere. Il modello è la Bbc, una televisione quindi meno parlata, capace di raccontare con la forza delle immagini. “La nostra sfida”, annuncia Giammaria.
L’anti Vespa guarda ai migliori esempi di stile, sul piano della narrazione, dell’organizzazione del lavoro, dei broadcaster inglesi e francesi. Senza mai perdere di vista uno degli slogan del nuovo contratto tra la Bbc e gli inglesi, adattato alle esigenze italiane. “Portare l’Italia nel mondo e il mondo in Italia”.
In Mediaset la riorganizzazione partirà l’8 settembre. La crisi economica impone una forte cura dimagrante dell’informazione.
Mentre la concorrenza di Rai e Sky è impegnata nel rilancio, Mediaset smonta il Tg5, il secondo telegiornale italiano, il gioiello di famiglia in ambito Mediaset. TgCom 24, il canale all news, uscirà fortemente ridimensionato: chiuderà alle 19,05. Prima e dopo il canale dovrà arrangiarsi con programmi registrati. L’azienda preferisce percorrere la strada del risparmio piuttosto che procedere su quella dei licenziamenti.
Lo smontaggio annunciato del Tg5 incontra però la ferma opposizione del Cdr. Il piano presentato dal direttore Clemente Mimun è oggetto di forte contestazione. Mimun era uno dei vice di Enrico Mentana, direttore del Tg5 nel momento della fondazione, a gennaio del ‘92. Il piano prevede il trasferimento all’agenzia interna di Mediaset di 23 giornalisti. Il trasferimento, assicura l’azienda, si concretizzerà in pochi giorni, a partire dall’8 settembre. Secondo il piano Mimun, le edizioni flash di Canale 5 saranno firmate dal Tg5. Il cambiamento comporterà il restyling di sigla, studio e grafica.
Saranno assunti 5 nuovi cronisti con contratti a tempo determinato.
I trasferimenti interni annunciati hanno provocato la vibrata protesta dei redattori. La lite è esplosa violenta. Le dolorose scelte non convincono il Cdr. Il sindacato chiede il ritiro del piano editoriale affinchè non vi siano liste di proscrizione. Il direttore Clemente Mimun parla “di scelte dolorose per tutti, basate esclusivamente sui numeri aziendali e le esigenze aziendali”. Il Cdr chiede conto all’azienda di due giornalisti indirizzati all’agenzia interna Mediaset, anche se non fanno parte della cronaca o degli esteri. Il sindacato aspetta di conoscere notizie dettagliate sul sistema editoriale Dalet (i giornalisti potranno confezionare da soli un servizio video senza bisogno di montatore). Invoca inoltre un piano editoriale per il Tg5: come a voler dire non riconosciamo quello presentato da Mimun il 23 luglio. Dopo i giornali, anche la Tv si mette a stecchetto.
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