Instancabile, Berlusconi se le inventa tutte per recuperare i voti perduti: sputa fuoco contro Mario Monti dimenticando di avergli offerto la guida del centrodestra (ha messo solo tasse, dice, non ha tagliato la spesa pubblica, spiega); sull’Imu cerca riparo, dimenticando di averla approvata col "SalvaItalia"; riprende il tormentone delle (poche) cose fatte, dimenticando le molte lasciate a metà, ma soprattutto dimenticando (o volendo far dimenticare) che il motivo principale della caduta del suo governo è da attribuire proprio a lui, ai suoi comportamenti, agli scandali che hanno minato la credibilità del Paese nel mondo. Insomma, adesso pare che sia il Professore il nemico numero uno dell’uomo di Arcore, mentre noi pensavamo toccasse a Bersani e alla sinistra questo ruolo!
Silvio Berlusconi, ne siamo convinti, è ancora un leader capace e di grande carisma. Ma ha perso, a nostro parere, il contatto con la realtà delle cose, in questi ultimi anni. Il fatto di essere tornato a promettere il ponte sullo Stretto durante un incontro elettorale in Sicilia, è la dimostrazione plastica che il Cav non è cambiato: alle imprese meno tasse, ai siciliani il ponte; ad Alemanno, e dunque ai romani, dice "farò tutto ciò che mi chiedi". E’ quel Berlusconi che in campagna elettorale dice di sì a tutti, che promette un milione di cose diverse, senza pensare davvero se potrà mantenerle. Perchè lui di due cose e’ certo: la prima, che il popolo bue dimentica in fretta. La seconda, che in campagna elettorale più le spari grosse e più gli elettori abboccano. Poi ci sarà sempre tempo per accampare scuse sul perchè le promesse non sono state mantenute (nel passato recente il Cav ha dato sempre colpa ai suoi alleati, per esempio). Ma alla fine, pur tirando fuori tutte le giustificazioni del mondo, resta il fatto che le cose promesse ogni volta non sono state mantenute. Purtroppo. Perchè noi, come persone che continuano a credere in un centrodestra italiano, avremmo voluto la riforma della giustizia con la divisione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati; avremmo voluto l’abolizione delle province, così come avremmo voluto per esempio la riduzione del numero dei parlamentari e dei loro stipendi. Vorremmo una riforma costituzionale che si occupasse di semipresidenzialismo alla francese, per esempio; vorremmo una legge elettorale che dia vero potere al cittadino, vorremmo sapere che la cittadinanza italiana non si regala a nessuno senza prima capire se chi la chiede si sente davvero italiano, parla la nostra lingua, conosce il ruolo delle nostre istituzioni, è disposto a vivere nel nostro Paese rispettando le nostre leggi e le nostre tradizioni. E sì, certo, vorremmo magari pure la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Che però non deve essere, come e’ stato fino ad oggi, un modo per ciucciare soldi allo Stato, costretto a pagare uffici e stipendi senza che il ponte nemmeno sia stato iniziato.
In questa campagna elettorale la nostra attenzione, come giornalisti, va più a Beppe Grillo che a tutti gli altri protagonisti politici. E’ lui la vera novità, lui l’apocalisse, lui il nuovo inizio. Ne parleremo. Ma resta grande la speranza che il centrodestra si possa davvero rinnovare, con un Berlusconi che possa finalmente rendersi conto che il suo tempo è scaduto, nonostante ci siano ancora italiani disposti a seguirlo. Sono lo zoccolo duro, son quelli che voterebbero il grande Capo sempre e comunque, perché è il loro idolo e lo sarà sempre. Ma chi ragiona, chi riesce a guardare al di là del proprio naso, chi ha buona memoria, può davvero credere ancora alle parole di chi per vent’anni ha fatto le stesse promesse senza mai, per un motivo o per un altro, riuscire a mantenerle?
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