E’ un animale da palcoscenico, ma non parla ai moderati, e non va in televisione perche’ non vuole interruzioni ai suoi sproloqui: il popolo arrabbiato, l’unica cosa in crescita in questo Paese, si identifica nel suo imprecare, nel suo ruggire. E lo vota. Se non altro, si sente rappresentato nella protesta. Dove non arriva Sel, per un Vendola ormai compromesso col Pdmenoelle, arriva lui, uomo solo al comando contro tutti, sparando nelle piazze le sue illusorie promesse di reddito di cittadinanza e la sua filosofia altrettanto illusoria di decrescita felice. I media lo inseguono, la sinistra lo teme, il quotidiano Il Fatto seguito da Santoro e Formigli se ne fanno espliciti promotori fingendo qualche distinguo e i patiti del web e della second-life lo incoronano imperatore. Complimenti, una strategia vincente, perfettamente adeguata ai tempi di crisi.
Soltanto Berlusconi, ottimista come sempre, ne sgonfia il potenziale, prevede per i suoi parlamentari sempliciotti catapultati in "paradiso" il prossimo adeguamento ai benefici del potere, e per la parte meno ingenua degli attuali incantati il progressivo distacco. Chissa’ che non sia proprio il suo giudizio, nell’instancabile boicottaggio dell’Impresentabile per antonomasia, a produrre questa stupefacente adesione se non sottomissione mediatica all’ascesa di Grillo, personaggio per molti versi assimilabile al Primo Cavaliere e per un’unica caratteristica distante da lui, il suo pubblico.
Il popolo berlusconiano e’ quello delle partite Iva, del ceto medio che resiste al suo stesso impoverimento e pensa positivo, di chi non e’ invidioso della ricchezza prodotta dal lavoro e dall’intraprendenza, di chi non riesce a odiare chi la pensa diversamente e teme la violenza delle piazze e delle folle aizzate. Il popolo grillino e’ quello della rabbia vulcanica troppo a lungo repressa, da fare esplodere coralmente per darle più forza, quello che aspetta dallo Stato il reddito di cittadinanza invece che il lavoro, quello che pretende di moltiplicare i diritti e disdegna qualsiasi riferimento ai doveri individuali. Ma e’ anche quello dei radicalchic, di quelli che dai salotti dei ricchi e dei potenti, o nei teatri alla moda, si incontrano tra loro e occupano il tempo in dissertazioni oziose, su presunte sopraffazioni rispetto a diritti civili gia’ ampiamente riconosciuti o sulla declinazione delle virtu’ pubbliche e private, senza naturalmente perdersi a costruire progetti o ad uscire dal loro "apartheid" dorato.
A parer nostro, e siamo certi di essere giudicati ancora una volta visionari nel senso deteriore del termine, se Grillo dicesse le stesse cose che dice (si pensi a quante volte Berlusconi ha detto che mille parlamentari non servono, che la doppia lettura al Senato e alla Camera e’ una colossale perdita di tempo, che la Rai e’ faziosa, che bisogna ridurre il cuneo fiscale, che bisogna cancellare Equitalia con i suoi eccessi…), ma smettesse di abbaiare contro il Pdl, reo di avere verso il suo leader la stessa ostinata ammirazione che i grilli manifestano a lui, il suo destino sarebbe gia’ segnato: anche lui impresentabile, peggio, invisibile, scomparirebbe dalle tv e dai giornali, eccetto che per il gossip sulla sua vita privata e sulle sue ricchezze più o meno palesi.
Cosi’ va ancora l’Italia, dopo vent’ anni: se sei dalla parte giusta, quella che irride a Berlusconi, tutti i giornali e le tv ti aprono comunque le porte e si interessano a te; e non importa se a ben guardare, dici cose che lui stesso ripete da anni e te ne appropri in modi e tempi diversi. Ieri, dalla Gruber, la stessa giornalista, coadiuvata da Zucconi , entrambi apertamente sarcastici con i Santanche’ o i Gasparri, si rivolgevano con atteggiamenti di grande rispetto e approvazione all’onorevole Borletti Buitoni, che sulla necessita’ di riformare le istituzioni ripeteva le stesse osservazioni su cui il Cavaliere insiste da anni, ad ogni tornata elettorale. E’ successo tante volte di sentir dire cose gia’ dette dal Cavaliere, che, riproposte da altre bocche, sortivano effetti completamente diversi.
E’ ancora lui, dunque, il pericolo numero uno, il Belzebu’ da esorcizzare, il giaguaro da smacchiare. E pensare che a noi sembra cosi’ innocuo, talvolta perfino ingenuo, con quella sua irresistibile voglia di piacere. Ma forse siamo anche noi di parte. Certo e’ che la strada da percorrere per chi vuole entrare nel circo della vera casta politica e giornalistica e’ sempre la stessa. Ancora nell’Italia di oggi, sia per non incorrere negli anatemi di una certa parte della societa’ autoreferenziale, sia per incontrare il favore delle piazze più’ tumultuose, bisogna sapere sfruttare comunque il mantra berlusconiano, interpretare il suo pensiero e il suo retropensiero, enfatizzarne la parte da utilizzare per distruggerlo (e sulla giustizia si trova sempre l’appiglio!) e riprenderne la parte buona, quella sulle misure economiche, per appropriarsene al momento giusto. E’ successo con l’Imu, succede con il blocco dell’Iva, con la detassazione per chi da’ lavoro a un giovane, con la presa di coscienza degli errori dell’Europa e della Germania. La politica e’ un reality show che vince chi conosce le regole del gioco, e per adesso il vincitore è Grillo. Per adesso.
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