“Si verificano disagi di natura fiscale e pensionistica per i cittadini italiani residenti in Bulgaria e iscritti all’AIRE a causa dei quali le pensioni INPS vengono tassate in Italia”. È quanto sostiene Roberto Menia, senatore di Fratelli d’Italia, che ha interrogato in merito i Ministri degli esteri e del lavoro, Tajani e Calderone.
Ricordato che “vi sono circa 1.200 pensionati italiani in Bulgaria”, Menia spiega che “l’articolo 16 della convenzione tra Italia e Bulgaria volta ad evitare le doppie imposizioni fiscali (legge 29 novembre 1990, n. 389) prevede che “le pensioni e le altre remunerazioni analoghe pagate ad un residente di uno Stato contraente in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato”, a nulla rilevando la sua cittadinanza, ma soltanto la sua residenza; la circolare dell’INPS n. 612 del 18 febbraio 2020 – riporta il senatore – chiede alla persona di essere “residente fiscale ai sensi della Convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale” e non accetta il certificato di residente ai fini fiscali rilasciato dalla Bulgaria, sebbene il trattamento pensionistico erogato dall’INPS ad un cittadino italiano residente in Bulgaria, iscritto all’AIRE, in base alla convenzione dovrebbe essere tassato in Bulgaria; l’INPS ha deciso di considerare utile ai fini dell’esenzione soltanto le certificazioni attestanti espressamente la qualità di residente fiscale ai sensi della convenzione e ne esige la presentazione anche per le posizioni già esentate dalla tassazione italiana da anni”.
“Dal fatto che per ottenere tale certificato il pensionato deve avere la nazionalità bulgara – chiarisce Menia – nasce l’anomalia rispetto a tutte le altre convenzioni sulle doppie imposizioni fiscali stipulate dall’Italia: l’articolo 1, comma 2, lettera b), della convenzione statuisce che una persona fisica per essere considerata residente fiscale in Bulgaria deve possedere la nazionalità bulgara. A quanto risulta all’interrogante la Bulgaria non rilascia ai nostri connazionali, salvo quelli con doppia cittadinanza, il certificato attestante la qualità di “residente fiscale” ai sensi della convenzione; i pensionati italiani INPS residenti in Bulgaria vengono tassati e non detassati alla fonte dall’INPS, con la possibilità di essere nuovamente tassati in Bulgaria, cioè sottoposti a doppia tassazione; questa situazione è in controtendenza rispetto ai cittadini bulgari residenti in Italia, ai quali viene invece riconosciuto lo status di residente fiscale dalle autorità italiane se in possesso dei requisiti, e rispetto alla pressoché totalità degli altri pensionati iscritti all’AIRE”.
“L’unica altra possibilità concessa dalla citata circolare per ottenere la detassazione – continua il senatore, che è anche responsabile per gli italiani all’estero del partito – è chiedere alla struttura INPS che ha in gestione la prestazione l’applicazione della normativa prevista dalla convenzione utilizzando un apposito modulo della serie “EP-I”; il modulo predisposto dall’Italia contiene una sezione in cui l’autorità fiscale del Paese di residenza del pensionato deve attestare che il richiedente è fiscalmente residente nel Paese secondo quanto previsto dalla convenzione. Le autorità fiscali della Bulgaria non utilizzano il modulo “EP-I” e predispongono l’attestazione adoperando la propria modulistica”.
Ricordato, infine, che “la NAP, l’Autorità fiscale bulgara, rilascia due tipologie di certificati di residenza fiscale: il certificato attestante la qualità di “residente fiscale”, ai sensi della convenzione; il certificato attestante la qualità di “residente fiscale”, ai sensi dell’articolo 4 della legge bulgara sui redditi delle persone fisiche; la NAP precisa che un cittadino italiano non può ottenere la certificazione richiesta dall’INPS a causa del termine utilizzato dalla convenzione di “cittadino” bulgaro” e che “la sentenza n. 11/2022 del tribunale ordinario del lavoro tra un cittadino italiano iscritto all’AIRE residente in Bulgaria e l’INPS, con oggetto la “detassazione pensione di vecchiaia residente all’estero”, ha accolto l’istanza del pensionato”, Menia chiede di sapere ai due ministri “se siano a conoscenza della situazione descritta che parrebbe essere la causa anche della continua diminuzione degli italiani iscritti all’AIRE residenti in Bulgaria e del loro trasferimento verso altri Stati dove tale situazione non si verifica; considerata l’impraticabilità di una tempestiva modifica dell’articolo 1, comma 2, lettera b), della convenzione, se non ritengano opportuno sollecitare l’INPS ad accettare la certificazione attestante la qualità di residente fiscale in Bulgaria rilasciata dalla NAP anche se non contiene il riferimento alla convenzione, in modo da evitare che possa determinarsi una doppia imposizione fiscale” e, infine, “se ritengano opportuno attivarsi quanto prima per avviare un’iniziativa tesa a superare la criticità della convenzione in modo da garantire eguali diritti in termini di doppie imposizioni fiscali ai cittadini di questi due Stati appartenenti all’Unione europea”.