Vivere di turismo. Dovrebbe essere un imperativo italiano e come tale funziona a sprazzi, solo qua e là, e mai sull’intero territorio nazionale. La verità è una e ineludibile: il turismo sostanzialmente non lo sappiamo fare, con milioni di scuse alla Romagna, al Veneto e a parte della Toscana. Puntiamo su altro e commettiamo un clamoroso errore. Laddove dovremmo essere un Paese a vocazione interamente (o eminentemente) turistica.
Città banca trecentosessantacinque giorni l’anno, Firenze presenta intanto i suoi conti. Il bilancio riferito al recente ponte, definito per tradizione il “ponte degli italiani”. Sì, d’accordo, Firenze potrebbe anche non fare testo. I numeri dimostrano e confermano però il potenziale di cui disponiamo in Italia e quello che da esso potremmo ricavare. In termini di presenze turistiche e quindi di quattrini.
I conti, appunto: il turismo ha lasciato in Toscana dieci milioni di euro nel ponte ottobre-novembre. Quarantacinque mila persone hanno visitato la regione nei primi giorni di novembre. E non solo le città d’arte, anche le località costiere hanno registrato un notevole aumento di presenze. I dati li ha forniti il Centro studi turistici, il Cst, di Firenze. La città capoluogo di regione presa letteralmente d’assalto, difficile persino passeggiare in centro, le camere degli alberghi occupate al novantacinque per cento. In pratica il tutto esaurito o quasi. Gettonato alla grande l’Arengario nel ponte festivo, enorme successo ha incontrato il museo di Palazzo Vecchio. Un fine settimana lungo a mo’ di cartina di tornasole di una ripresa di fiducia da parte soprattutto degli italiani.
I nostri connazionali sono stati grandi protagonisti dell’invasione di Firenze e della Toscana. Hanno dimostrato la volontà di svoltare, dopo gli anni della grave crisi economica. Si sono tenuti opportunamente lontani dagli aeroporti e da altri possibili obiettivi sensibili del terrorismo. Tanti visitatori agli Uffizi, e la cosa si poteva anche prevedere. Ma gente, e tanta, proprio tanta, nelle altre eccellenze dell’arte. Strepitoso (questo sì inatteso) il successo anche nei musei minori e nelle mostre di provincia.
Il boom di turisti ha premiato le città d’arte e le mete minori. Record di visitatori a Palazzo Vecchio, ottocento persone sono entrate sabato 29 ottobre; 1.350 lunedì, 1.520 martedì, con la struttura museale aperta fino alle 23. Il Centro studi turistici di Firenze e il giornale La Repubblica hanno effettuato un rapido sondaggio nella rete di operatori particolarmente rappresentativi. Gli albergatori pienamente soddisfatti, molti alberghi hanno registrato il tutto esaurito nelle notti di domenica e lunedì.
Bel tempo e temperature gradevoli hanno funzionato da traino soprattutto nelle località della costa. Lucca Comics, per dirne un’altra, ha sfondato ogni record: 800.000 visitatori tra il 28 ottobre e il primo novembre. Centoquindicimila visitatori sono arrivati in treno a Lucca. La Federalberghi parla di 250.000 presenze ufficiali. Il popolo degli appassionati del comics ha riempito gli alberghi di Camaiore, Viareggio, Pietrasanta, Forte dei Marmi e di tutta la Versilia. Gli organizzatori della rassegna lucchese riferiscono di 271.000 biglietti staccati. Almeno il triplo i visitatori, praticamente 800.000, come da elementare calcolo del presidente regionale di Federalberghi, Paolo Corchia. Di conseguenza stratosferici i numeri anche per quanto riguarda i volontari impegnati e della protezione civile.
I segnali di ripresa appaiono evidenti. In bella e buona mostra a Firenze e in Toscana, più in generale. Il turismo viene ritenuto, a ragione, finalmente, il settore che contribuirà alla crescita del Pil toscano e italiano. Anche se i valori complessivi, fatturati e redditività, per le aziende, sono ancora lontani da quelli che scandirono il periodo che precedette la grande crisi. A mo’ d’esempio il prezzo delle camere d’albergo, influenzato dalla concorrenza e da quotazioni che seguono le dinamiche dei listini di borsa a causa del mercato online. La strada sembra quella giusta. Necessita però che il governo mantenga nella Finanziaria il credito d’imposta per gli imprenditori che riqualificano gli alberghi. Se ne avverte chiaro e forte il bisogno.
Quattromila visitatori hanno preso d’assalto a Pisa la mostra “Dalì. Il sogno del classico”. Numeri importanti che fanno registrare un bilancio complessivo già a più di 20.000 presenze alla mostra, aperta da un mese, visitabile fino al 5 febbraio. Quattro turni di visite guidate e due laboratori per famiglie hanno impreziosito l’offerta. Italiani e stranieri a Pisa. Hanno approfittato dell’occasione le centocinquanta opere, tra acquerelli, xilografie e dipinti, che raccontano l’eredità classica dell’originale artista Salvador Dalì. Un personaggio unico.
Tanti, tantissimi italiani, nel “ponte italiano” a Firenze e in Toscana. Ma pure l’evidente crescita del turismo dal Medio Oriente. I turisti russi stanno tornando, ma non più con il portafoglio gonfio disposti a spendere e a spandere. Sono più accorti, ora. Evidente la loro nuova italianità, hanno scelto di non largheggiare più come una volta. Laddove dobbiamo essere noi italiani, intensi come i nostri governanti e le nostre organizzazioni, a largheggiare sempre più con il turismo. L’oro italiano. In Italia le persone illuminate e di buon senso non ne conoscono un altro.
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