Alzi la mano chi non ha almeno un parente emigrato all’estero. Magari il proprio nonno, una zia, il bisnonno che hanno lasciato in Paesi lontani figli e rami di discendenti. E se quel misto di nostalgia di casa, orgoglio e legami mai interrotti con i sapori e la lingua dei propri avi si tramutasse per loro in una formidabile leva per far girare l’economia, qui in Italia?
I presupposti ci sono, lo mette nero la ricerca eseguita da Confcommercio in collaborazione con Swg, Tra Consulting e Italyrooting Consulting in questo 2024 che il ministero degli Esteri ha decretato essere l’«Anno delle radici italiane».
E – scrive L’Eco di Bergamo – il «Turismo delle radici», focus dell’indagine, rivela grandi potenzialità, capaci di generare 8 miliardi di euro di giro d’affari all’anno. Ricadute ancora più preziose per i piccoli borghi a rischio spopolamento, là da dove – dalla fine dell’Ottocento – partì il numero più corposo di emigranti.
Alla base di questa più che rosea prospettiva c’è la ricerca presentata ieri nella sede di Confcommercio Bergamo, nel corso del convegno che si è aperto con una prima fotografia di questo fenomeno tutto da scoprire, consegnata dal presidente di Confcommercio Bergamo Giovanni Zambonelli: «In Italia si contano 6 milioni di persone iscritte al registro degli italiani all’estero Aire – ha detto – che, con i loro discendenti, arrivano a 80 milioni», cifra che «esplode» fino a 260 milioni di persone, ha poi aggiunto il presidente dell’Ente Bergamaschi nel Mondo, Carlo Personeni, «se si considera chi parla italiano o mantiene in qualche modo legami con l’Italia».