Per il turismo delle radici un target dai “numeri impressionanti: “Sono sei milioni gli italiani residenti all’estero, una cifra che sale a 80 milioni comprendendo nel novero anche oriundi e discendenti e addirittura a 260 milioni se si include nel totale il numero degli affini con legami parentali, di quanti parlano la nostra lingua o comunque si sentano particolarmente vicini alla nostra cultura, anche per motivi di lavoro” spiega dalle pagine di Cronache di Salerno Domenico Nicoletti, tra le menti più sopraffine per quanto riguarda lo sviluppo e la promozione delle aree interne, segretario dell’Osservatorio Europeo del Paesaggio di Arco Latino.
“Sono cifre che fanno dell’Italia un caso pressoché unico al mondo e che il 2024 – decretato “Anno delle radici italiane” dal Ministero degli Esteri, con tanto di specifico progetto inserito nel PNRR – permette di portare in primo piano.
Nel Cilento Vallo di Diano sono 45 i Comuni al disotto dei 6.000 abitanti che hanno partecipato e avuto accesso ai fondi del Bando promosso dal Ministero degli Esteri con iniziative diffuse in corso di attuazione per sensibilizzare ed attivare iniziative divulgative per promuovere l’assistenza territoriale nei Laboratori delle Radici per chi ha assunto dal sito del Ministero il passaporto delle Radici.
Nell’area del Cilento interno la Comunità Montana Gelbison e Cervati con il Comune di Vallo della Lucania, nell’ambito del programma di azione del ‘Tavolo sullo Spopolamento’, hanno lanciato un Concorso dal titolo ‘I tre Colori dell’Emigrazione’ ed avviato un tavolo tecnico con capofila il Comune di Perito che svolge un’azione di coordinamento delle poche risorse messe a disposizione, per evitare la frammentazione dei risultati coerenti con la strategia nazionale che punta ad articolare un’offerta turistica strutturata attraverso appropriate modalità di comunicazione, coniugando alla proposta di beni e servizi del terzo settore (alloggi, eno-gastronomia, visite guidate) la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italodiscendenti. I risultati, se accompagnati dalle istituzioni, potrebbero essere dirompenti nella rigenerazione del nostro patrimonio come delle possibili ‘ri-tornanze’ il cui esito potrà meglio valutarsi il prossimo anno con la verifica e validazione delle iniziative”.
Evidenzia inoltre che il progetto Campus Mediterraneo – che vede collaborare Regione Campania ed Università di Salerno per coordinare azioni ed iniziative per la valorizzazione territoriale, in particolare dei piccoli borghi colpiti dallo spopolamento, “mira ad essere catalizzatore di percorsi di frontiera del sapere, per collaudare e mettere in fase nuove emersioni, i potenziali inespressi, con un polo accademico con locazioni multiple, con quelle università ed esperienze innovative di settore (biodiversità, filosofia, qualità della Vita), che sentono questa vocazione di sperimentare sui territori emergenti, le nuove frontiere della conoscenza”. Il tutto per superare la frammentazione che “alimenta diseguaglianze dei territori”.