Su Il Giornale di Vicenza una delle tante storie legate al turismo delle radici. “Dai più 50 gradi di Encantado, allo zero termico della Val d’Astico”: è quanto hanno trovato, al loro arrivo nel paese degli antenati, i gemelli brasiliani del liceo “Monsenhor Scalabrini”, arrivati a San Pietro Valdastico, tappa di un viaggio sulle orme degli avi, nell’intento di conoscere come davvero fu l’emigrazione di fine ‘800, verso “La Merica”.
La prima visita, si legge, è stata al parco dell’emigrante. A far da guida, Carla Pesavento, coadiuvata, come interprete, da Giuliana Macedo: “Ho sposato – racconta – un ragazzo di Valdastico, venendo dal Brasile ad abitare qui. Ora non c’è più, ma mi ha lasciato due tesori: un diamante, Leonardo, e una perla, Giovanna”.
È lei ad illustrare, in portoghese, il percorso della memoria: i migranti sanpieroti che lasciano il paese natìo, di notte, perché è troppo doloroso farlo di giorno; le vie della speranza; le onde dell’oceano; la corsa che per molti s’interrompe, mentre, per altri, continua. Nel mezzo del parco, la sfera del mondo: per metà scura, per l’altra metà luminosa, nella contrapposizione tra fame e miseria nel paese che si lascia, e luce e vita in quello che si spera di trovare.
“I miei antenati – testimonia Carlo Alberto Gianesini, presente con il figlio liceale Nicolas – sono partiti proprio da qui. Quante volte ho sentito raccontare dal nonno e da mio padre la storia della San Pietro natìa, che però, trovo più bella rispetto a quella in cui loro erano vissuti. Eppure, quanta nostalgia, quanta saudade”.
Nel vicino cimitero, nella lapide con i nomi delle famiglie partite verso Rio Grande do Sul nel 1882, figura anche quello di Ulisse Gianesini, con l’aggiunta del soprannome “Mariotto”, accanto a Lucca, Pretto, Sartori, Toldo. I ragazzi si stupiscono, dato che anche oggi, ad Encantado, tante famiglie portano lo stesso cognome.