Gezi Park, per ora, non si tocca: la promessa venuta nella notte dal premier Recep Tayyip Erdogan ai manifestanti che occupano l’ormai celebre piccolo parco di Istanbul ha prodotto una pausa nella spirale di tensione e violenza in corso da giorni fra governo e giovani ribelli turchi. Il premier si e’ impegnato, ricevendo fino quasi all’alba due delegati della protesta insieme con altri esponenti della societa’ civile, a non procedere con i piani di distruzione del parco, che dovrebbe fare posto a una replica di una caserma ottomana, fino a quando non ci sara’ una decisione definitiva dei tribunali.
E se la sentenza finale dara’ luce verde alla distruzione del parco Erdogan ha promesso di convocare un referendum cittadino. L’apertura, ritenuta positiva dalla Piattaforma che riunisce le 116 associazioni della protesta, ha evitato l’atteso blitz della polizia all’alba contro le centinaia di giovani che continuano a occupare il parco. Mentre Erdogan li ha di nuovo invitati, ma con toni meno minacciosi del giorno precedente, ad andarsene al piu’ presto.
La borsa di Istanbul ha reagito con sollievo all’apparente distensione, chiudendo oggi a +4,61%. Ma fra gli ‘indignados’ di Gezi, che hanno trascorso la giornata in assemblea per decidere il da farsi, c’e’ molta diffidenza nei confronti delle promesse del premier. Inoltre le decine di migliaia di giovani scesi in piazza in tutto il paese dal 1 giugno sfidando la feroce repressione della polizia l’hanno fatto non solo per solidarieta’ con la protesta di Gezi, ma anche per opporsi alla gestione autoritaria del potere imputata a Erdogan e alla denunciata ‘reislamizzazione rampante’ del paese.
Al di la’ della decisione dei giovani di Gezi, il grande interrogativo e’ ora cosa succedera’ nel paese, che seguito avra’ la grande rivolta del ‘popolo laico’ turco. I prossimi due giorni potrebbero dare un’indicazione di come si sviluppera’ la situazione. Il partito islamico ha convocato domani a Ankara e domenica a Istanbul due manifestazioni oceaniche di appoggio al premier da parte di di quel 50% del paese – rivendicato da Erdogan – che ha votato Akp nel 2011. C’e’ il rischio che la dimostrazione di forza del partito del ‘sultano’ possa provocare una reazione dell’altra meta’ del paese che si riconosce nella protesta, nonostante la linea del pugno di ferro contro le manifestazioni ‘illegali’ proclamata da Erdogan.
La notte scorsa a Ankara ci sono stati di nuovo duri scontri: la polizia ha disperso brutalmente alcune centinaia di giovani che gridavano ‘Tayyip Istifa!’, ‘Tayyip Vattene!’. Dopo il vento di liberta’ soffiato nelle ultime settimane, molti giovani turchi dicono di ‘non avere piu’ paura’. E non e’ chiaro se la repressione soffochera’ o rafforzera’ la protesta. Hurriyet scrive intanto che il governo sta preparando misure contro twitter. Decine di giovani sono stati gia’ arrestati per avere scritto tweet di appoggio alla protesta e un’inchiesta e’ stata avviata contro i medici che hanno curato i manifestanti feriti. ‘Noi abbiamo giurato di commettere questo ‘reato’ ‘ ha replicato un dottore proprio su twitter.
Il bilancio degli scontri finora e’ di 3 manifestanti morti, 7 mila feriti – 50 gravi – 11 che hanno perso la vista. Un agente e’ morto inoltre cadendo da un ponte in costruzione durante una carica. Erdogan, ieri protagonista di una lite a distanza con l’Europarlamento, che a sua volta ha denunciato la brutalita’ della polizia, ha oggi rilanciato la tesi del complotto contro il suo governo. E ha accusato la stampa estera – la cui copertura per i manifestanti ha compensato la ‘censura’ dei grandi media turchi sotto pressione del governo – di avere diffamato il paese. Ma, ha affermato, ‘la Turchia e’ un sole che il fango non puo’ offuscare’.
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