La prima rivista turca dedicata alle donne che portano il velo islamico, nata meno di un anno fa, sta gia’ insidiando in Turchia le vendite di riviste femminili come Cosmopolitan sancendo anche nella moda una graduale svolta filo-islamica impressa al Paese dal premier Recep Tayyip Erdogan.
‘Ala’, questo il nome della rivista che in turco ottomano significa ‘bellezza’, a gennaio vendeva 20 mila copie, quindi poco meno di piu’ tradizionali punti di riferimento femminili (ma senza velo) quali Cosmopolitan, Vogue ed Elle, che quel mese hanno venduto fra le 27.600 e le 21.700 copie. Ala ha pero’ superato un altro periodico di moda ‘occidentale’ come Marie Claire, fermo a gennaio a 18.600 copie.
La rivista, fondata da due pubblicitari, propone foto di indossatrici professioniste e dilettanti, tutte vestite secondo i canoni della moda ‘tesettur’ (velata): foulard, vestiti lunghi, braccia coperte. Fra le sue pagine anche consigli su salute, interviste con personaggi noti e servizi su mete di viaggio. ‘Velata e’ bello’ sottolinea una sua pubblicita’ che accompagna il messaggio con le parole ‘la mia via, la mia scelta, la mia vita, la mia verita’, il mio diritto’.
Nella Turchia moderna fondata come stato laico da Kemal Ataturk negli anni Venti per strapparla al suo passato islamico-ottomano, portare il velo e’ ancora proibito negli uffici pubblici e si sta facendo largo con difficolta’ nelle universita’ grazie alle iniziative del premier islamico-moderato Erdogan che stanno combattendo anche discriminazioni anti-islamiche in altri ambiti come la scuola. La giovane, 24 anni, direttrice di Ala, Hulya Aslan, ha dovuto rinunciare all’universita’ e a un posto in banca proprio per la sua volonta’ di portare il velo senza il trucco di indossare parrucche come hanno fatto sue amiche pur di lavorare e rispettare il precetto islamico. ‘Ora c’e’ una normalizzazione, un miglioramento – dice la direttrice – Ormai le nostre colleghe velate possono entrare all’universita’ e hanno piu’ opportunita’ lavorative’.
L’avanzare della moda islamica e’ visibile anche nei cartelloni pubblicitari esposti in luoghi, come gli aeroporti, dove e’ piu’ probabile il passaggio di potenziali acquirenti piu’ facoltose. Di recente era diffuso un manifesto in cui dapprima colpiva l’incarnato perfetto, le labbra lucide, il trucco degli occhi da dea patinata della pubblicita’ glamour. Ma il vestitino plissettato di un rosa pallidissimo, senza scollatura, e soprattutto il foulard chiaro con disegni stilizzati a fiori multicolori, serrato attorno al volto, ricordava che ad essere pubblicizzata era una casa di moda islamica che, anche col nome, cerca di fare da ponte tra due culture: ‘Armine’, con la ‘i’ e la ‘e’ che non sono un refuso.
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