La legge è entrata in vigore nel 2007. E’ la numero 85 del 25 dicembre 2016. Permette agli italiani in pensione che si trasferiscono in Tunisia non solo di ricevere un sostanzioso aumento del netto pensionistico, ma anche di pagare pochissime tasse, ad esempio solo il 20 per cento dell’assegno lordo della pensione.
A tutto ciò si aggiungono angoli naturali paradisiaci, un clima ideale e un costo della vita bassissimo.
La conseguenza della convenzione con lo Stato italiano che ha prodotto la legge entrata in vigore dieci anni fa è il boom di trasferimenti nell’ultimo decennio.
Oggi, con oltre cinquemila presenze, la Tunisia è il terzo Paese per numero di pensionati italiani dopo Malta e Portogallo. E continuano ad aumentare, mediamente 500 in più all’anno.
Per avere le agevolazioni è sufficiente abitarci almeno sei mesi più un giorno all’anno.
La maggioranza dei pensionati italiani si sono stabiliti nei pressi delle località turistiche di Hammamet, Nabeul, Sousse e Mahdia. Tanti sono anche a Djerba e nei dintorni di Tunisi. La maggior parte utilizza la lingua francese, parlata da tutti i 12 milioni di tunisini.
L’altro aspetto importante è quello sanitario: se gli ospedali pubblici non sono il massimo, la sanità privata è allineata a quella italiana.
L’attenzione crescente degli italiani al Paese nordafricano ha spinto una delegazione della Confederazione italiani nel mondo, guidata dal presidente Angelo Sollazzo e da Vittorio Ricciardi, a recarsi in visita in Tunisia per incontrare la dirigenza locale della confederazione, composta da Ugo Carissimi, Bruno De Angelis e Antonio Francioni.
Oltre a sottolineare la necessità di aumentare la presenza organizzativa Cim, anche attraverso il patronato Enasc ed il Caf Unsic, presieduti dal vice presidente Cim Domenico Mamone, è stata messa in rilievo la crescita dell’imprenditoria italiana nel Paese nordafricano, con un aumento sensibile anche dell’import-export.
“La Tunisia è uno dei Paesi africani più progrediti a livello sociale e culturale – ricorda Sollazzo. “Lo Stato è islamico, con un forte peso della religione, ma ha caratteristiche molto vicine agli standard occidentali. Pur essendo una nazione molto estesa, per lo più desertica, offre una costa suggestiva, ricca di località turistiche. E proprio il turismo, che vale il 15 per cento del Pil nazionale, oltre all’agroalimentare, favorisce partnership tra imprenditoria italiana e locale”.
La dirigenza locale della confederazione, composta per lo più di pensionati italiani trasferitisi negli ultimi anni in Tunisia, conferma l’appeal crescente del Paese.
Viene posto in evidenzia come la vita costi decisamente meno rispetto all’Italia. Ad esempio, una casa di 80 metri quadrati in affitto sta sui 200 euro, i generi alimentari freschi, ottime frutta e verdura, hanno prezzi irrisori, in un ottimo ristorante si mangiano cous cous, agnello e verdure con 8 euro a testa, una pizza non più di due euro, le medicine costano anche il 70 per cento in meno che da noi, la benzina costa meno della metà.
Nonostante gli attentati terroristici – in particolare quelli del 2015 al Museo del Bardo e sulle spiagge di Sousse – abbiano cancellato il Paese dalle mete estive di molti europei a causa del diffuso pregiudizio sulla scarsa sicurezza, per il 2017 le previsioni – un po’ ottimistiche – di Souheil Chaabani, direttore dell’ente del turismo tunisino in Italia parlano di 100mila connazionali che hanno scelto questo Paese mediterraneo per le vacanze.
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