Dopo mesi di tentennamenti, la presidenza del governo tunisino ha concesso ad Hizb Ettahir, il partito dei salafiti, l’autorizzazione a svolgere attivita’ politica. Una decisione che era nell’aria, ma che suona come uno sfregio alla giovane democrazia tunisina, dopo gli ennesimi episodi di intolleranza, straripata poi nella violenza, di cui i salafiti si stanno rendendo responsabili. Gli ultimi risalgono solo a poche ore fa e tutto lascia pensare che se la concessione del via libera da parte del governo aveva l’obiettivo di rendere meno agitate le acque della politica tunisina, forse il rischio che si sta correndo e’ enorme.
Hizb Ettahir non e’ solo il partito dei salafiti (ce ne sono altri, ma con un minore seguito), e’ soprattutto quello che si sta imponendo come il paladino della chiusura piu’ totale alla parte laica della societa’ tunisina, non necessariamente non musulmana, ma che difende la netta divisione tra Stato e religione. Argomento che i salafiti non accettano nemmeno di considerare, decisi come sono a portare avanti il loro programma che, nella verbosita’ caratteristica della classe politica tunisina, ha il pregio della sintesi perche’ chiede ‘soltanto’ che si instauri nel Paese un califfato e che la sharia sia la fonte della legge.
Punti fermi sui quali i salafiti non intendono transigere, esprimendo le loro convinzioni paradossalmente in virtu’ di una democrazia che loro non accettano. Ora possiamo parlare, sembrano dire, ma se vinceremo nessuno potra’ piu’ farlo.
Non sono mere affermazioni perche’, se c’e’ da mostrare i muscoli, i salafiti sono in prima linea, sia in senso reale (hanno mozzato la mano ad un presunto ladro), che in quello figurato (hanno gridato agli ebrei, tunisini e no, che sta arrivando la loro ora). L’intolleranza, peraltro, sta portando i salafiti ad alzare il tono dello scontro e, quindi, anche la qualita’ dei bersagli.
Le loro esibizioni di forza (otto giorni fa a Kairouan, citta’ santa dell’islam tunisino, sono arrivati in migliaia, per una kermesse che ha mischiato sermoni, libri, esibizioni di arti marziali, sfilate) sono sotto gli occhi di tutti e cominciano ad incutere paura, non solo ai laici e agli islamici moderati, come quelli di Ennahdha, ma anche ad altri integralisti, non meno duri di loro, come gli habashiti con i quali si sono scontrati per il controllo di una moschea.
Ora bisogna capire cosa ci sia dietro la decisione del premier Hamadi Djebali di autorizzare Hizb Ettahrir, se cioe’ ha pensato o sperato che in questo modo si sarebbe potuto abbassare la tensione latente nella politica tunisina. Cioe’ se ha pensato che i salafiti, una volta nel novero dei partiti, accettino le regole della politica e non si affidino piu’ ai loro ‘picchiatori’. Bisogna quindi aspettare cosa i salafiti faranno; se, magari, continueranno a sostituire alle bandiere nazionali, su edifici pubblici e luoghi di culto, i loro drappi neri. Perche’ la bandiera nazionale, sin quando le sara’ consentito di sventolare ancora anche sui palazzi del potere, e’ l’ultimo elemento che chiama il Paese all’unita’.
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