Come dei Tir o dei droni, ‘trasportano’ il loro carico, in questo caso un farmaco, direttamente al cuore del bersaglio da colpire, vale a dire la cellula tumorale. Sono nanoparticelle hi-tech, in grado di superare le barriere difensive del cancro finora impermeabili alla tradizionale chemioterapia. Una frontiera per la lotta ai tumori gia’ divenuta, in parte, realta’: i nanofarmaci si sono dimostrati efficaci contro il cancro al seno e, per la prima volta, hanno fatto registrare un risultato significativo contro il cancro al pancreas, la neoplasia a prognosi piu’ infausta.
A fare il punto sulle potenzialita’ dell’innovazione tecnologica in oncologia e’ Mauro Ferrari, presidente del Methodist Hospital Research Institute di Houston ed uno dei maggiori ricercatori mondiali nel campo della nanomedicina, in occasione di un convegno promosso dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dalla Societa’ Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (Sifo). Le nanoparticelle, spiega, ‘che funzionano come droni, sono in grado di attraversare la massa densa che circonda il tumore e di trasportare il medicinale in maniera selettiva nelle cellule malate, in concentrazioni maggiori, +33%, e senza danneggiare i tessuti sani. Contro il cancro, cioe’, non basta disporre di un farmaco, ma bisogna veicolarlo nel posto giusto. L’abbiamo fatto utilizzando la proteina albumina, primo caso di nanoparticella biologica che rappresenta una strada nuova e promettente’. Uno di questi nanofarmaci, il paclitaxel, e’ gia’ utilizzato con successo nel cancro al seno, che ogni anno in Italia registra 46mila nuovi casi, con un aumento della sopravvivenza ad un anno del 65%. Ma la novita’ e’ che oggi ‘per la prima volta – sottolinea il presidente Aiom Stefano Cascinu – siamo di fronte ad un sensibile passo avanti nel trattamento del cancro al pancreas, che registra 11.500 nuove diagnosi l’anno in Italia e si conferma una delle neoplasie a prognosi peggiore poiche’ solo il 5% dei pazienti risulta vivo a 5 anni. In uno studio di fase III, il nuovo nanofarmaco ha infatti fatto registrare un aumento del 59% nella sopravvivenza a un anno e un tasso raddoppiato a due anni’. Il farmaco dovrebbe arrivare in Italia con tale indicazione nel 2014.
La nanomedicina contro i tumori e’ dunque sempre di piu’ una frontiera che diventa realta’. Resta il ‘nodo’ dei costi, che per gli esperti presenta pero’ un saldo in positivo: ‘Un vantaggio dei nanofarmaci – rilevano – e’ la minore tossicita’. Cio’ significa quindi meno ricoveri, ospedalizzazione e giorni di lavoro persi’. Non va cioe’ considerato solo il costo del farmaco, avvertono gli specialisti, ma soprattutto il costo sociale legato ad un medicinale e ‘ci sono studi economici – rileva Ferrari – che dimostrano il vantaggio economico che deriva dai nanofaramci per il sistema nel suo complesso’. E se cruciale resta il problema della ‘sostenibilita’ della Sanita’ – conclude la presidente Sifo Laura Fabrizio – la soluzione e’ lavorare ‘in alleanza’ per una razionalizzazione e soprattutto un uso appropriato dei nuovi farmaci di frontiera’.
Discussione su questo articolo