Purtroppo continua a crescere il numero di giovani italiani che decidono di trasferirsi all’estero. Su ItaliaChiamaItalia ne abbiamo parlato tante volte. Tanti diplomati e laureati scelgono di lasciare il nostro Paese per andare in Germania, nel Regno Unito e in altri Paesi. Non se ne vanno solo dal Mezzogiorno, un’area ritenuta disagiata, ma anche dal ricco Nord. Questo ci deve fare riflettere.
Il fatto che i giovani se ne vadano non è un buon segno. Sono loro il nostro futuro. Partono perché manca completamente una visione del futuro.
Quando si dice che l’Italia non è un Paese per giovani si dice una cosa che, purtroppo, è vera. Il discorso non riguarda solo la politica, ma anche l’impresa e la gente stessa. L’Italia ha un sistema bloccato da una burocrazia elefantiaca che, per esempio, rende difficoltoso aprire un’impresa.
Questo apparato burocratico è alimentato da un fisco esoso. L’Agenzia delle Entrate ha una mania di protagonismo che è veramente fastidiosa.
Per esempio, un ragazzo che lavora come stagista presso un’azienda, che vive con i suoi genitori e che guadagna 200 euro al mese rischia di avere grossi problemi. Infatti, al momento di fare il 730, i genitori del ragazzo in questione rischiano di avere guai con l’Agenzia delle Entrate perché quest’ultima può dire che il figlio non è a loro carico. Ora, qualcuno dovrebbe dire ai burocrati dell’Agenzia delle Entrate che una persona non può certo vivere da sola con un guadagno di 200 euro al mese. Non solo non si aiutano i giovani a fare avere loro una prospettiva seria di diventare membri produttivi della società, ma si arriva anche a penalizzare le loro famiglie.
Un sistema di questo tipo penalizza i giovani e molti di essi se ne vanno dall’Italia. Inoltre, ogni tentativo di mettere all’opera la creatività ed ogni tentativo di innovazione vengono mortificati dalla burocrazia. Serve una vera politica di liberalizzazione. Si debbono ridurre i lacci e lacciuoli della burocrazia. Per esempio, basti pensare al modulo che si deve scegliere di compilare per aprire una partita IVA. Esiste il modello AA9/12 per le persone fisiche, il modello AA7/10 per i soggetti diversi dalle persone fisiche e il ANR/3 per chi non risiede in Italia. Non si potrebbe semplificare la pratica con un modello unico per tutti?
Solo con una vera liberalizzazione si può fare in modo che i giovani possano mettere all’opera la loro creatività, per non continuare a vederli andar via.