“Dal disordine e dalla confusione cercate di tirare fuori la semplicità”. (Albert Einstein)
“Crisi è quel momento in cui il vecchio muore ed il nuovo stenta a nascere”. (Antonio Gramsci)
“Ciò che non è assolutamente possibile è non scegliere”. (Jean-Paul Sartre)
“In tempo di crisi, i saggi fanno ponti e gli stupidi innalzano barriere”. (Chadwick Boseman, attore statunitense)
L’ESSENZA DELLA CRISI
Il popolo italiano, ovvero la mitica gente (con tutto il – doveroso! – rispetto per la sua indifferenza, o disinteresse) non ha colto l’essenza della crisi politica. Lo dico con umiltà. Però mi irrita che, al contrario della gente, le forze politiche non tengano minimamente conto di quella “essenza” (eloquente) del risultato elettorale, che pur hanno capito benissimo.
TRE PARTITI, ALLEANZE INDISPENSABILI
Vorrei essere chiaro, per i nostri pazienti lettori. Dunque: le elezioni ci hanno consegnato tre partiti; grillini e leghisti “quasi” vincenti, e piddini, perdenti. Tutti e tre aggressivi e molto diversi, ostili fino agli insulti più volgari. Ma nessuno ha i numeri per governare, senza alleanze.
CI VOLEVA UNA SCELTA DRASTICA
Quale bisogno c’era di perdere due mesi in chiacchiere senza senso? Era evidente, fin dal primo momento, l’indispensabilità di una scelta drastica e semplice. Quale? Questa, tuttora valida e anzi inevitabile. O (almeno) due dei tre partiti trovano un accordo, rinunciando a ostilità, insulti e imponenti divergenze, per inseguire una minima intesa di governo. Oppure si va a nuove elezioni, ma senza sicurezza che il risultato cambi.
Cos’è preferibile? Ripeto, tutto questo era chiaro da subito: si poteva dunque scegliere, con rapidità e concretezza. Invece, si sono buttati due mesi, alla faccia di un’Italia sempre sofferente, ma forse mai così confusa.
UNA TERZA POSSIBILITÀ?
C’è chi dice infine che non esiste una terza possibilità. Invece, esiste: è il cosiddetto governo del Presidente. Lo sapremo a breve se Cinquestelle e Pd, dopo l’ultima sparata di Matteo Renzi, prenderanno atto che non esistono presupposti validi per un accordo. O se Cinquestelle e Lega (ipotesi per me tuttora in gioco), non riusciranno a riavvicinarsi.
MATTARELLA AVEVA IN MENTE UN “SUO” GOVERNO?
Forse, è ciò che Sergio Mattarella aveva in mente fin dal primo istante: un governo di scopo, di emergenza, o di sopravvivenza? Qualsiasi definizione è più o meno valida. Ma chi lo voterebbe? Grillini e leghisti non sembrano disponibili. Perciò, in epoca di sondaggi, propongo anch’io un trilemma ai lettori: tra elezioni, accordi ibridi e governo cosiddetto “istituzionale”, cosa preferireste?