Nel 1957 nasce la Comunità Economica Europea (CEE), iniziava così il lungo e travagliato cammino di quella che oggi chiamiamo Unione Europea. Lo scopo della comunità era quello di creare un mercato comune, attraverso un abbassamento delle tariffe doganali, la libera circolazione di forza lavoro, il coordinamento delle politiche economiche e l’intervento a favore delle zone depresse.
I sei paesi che firmarono i Trattati (Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) erano consapevoli della portata rivoluzionaria e dei miglioramenti economici a cui si sarebbe andati incontro; forse, a 60 anni di distanza, immaginavano un’unione solida anche dal punto di vista culturale e politico.
Sabato nella capitale si sono riuniti 27 capi di stato per celebrare la giornata e per la firma della Dichiarazione di Roma, nella stessa sala in cui si firmarono i trattati. Tutti i capi di stato promettono di lavorare per la realizzazione di un’unità indivisibile, di impegnarsi per la creazione di un’Europa sociale e rivendicano un maggiore protagonismo globale.
Il discorso del sindaco di Roma, Virginia Raggi, in apertura della cerimonia, racchiude esattamente questi concetti: ”Dobbiamo realizzare una comunità solidale, stare insieme richiede impegno, soprattutto dopo anni segnati da una violenta crisi finanziaria che ha messo a nudo errori. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscerli e rilanciare la sfida: la finanza non è tutto. E nessuno deve rimanere indietro”. Dopo la brexit e le minacce della Polonia di uscire dall’Europa si deve lavorare per “mettere in forma i 27 stati per il futuro comune” commenta la Merkel.
Dobbiamo immaginare l’Europa come unità di valori e di intenti, papa Francesco ricorda i sentimenti che hanno mosso i padri fondatori e chiede di “non ridurre gli ideali fondativi alle necessità produttive, economiche e finanziarie”. Mattarella aggiunge: “Il Parlamento europeo è ben consapevole che alla costruzione europea mancano dei pezzi e che essa vada completata”.
In questo clima di grande fermento si aggiunge anche l’agitazione e la paura per le minacce dei black bloc e di attentati, dopo l’attacco a Westminster a Londra. La tensione è altissima, lo spazio aereo è stato chiuso su Roma e le zone circostanti, la città è blindata, intere zone sono state chiuse al traffico. La preoccupazione più grande è dovuta alle possibili infiltrazioni nei cortei e manifestazioni.
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