Tra il 1861 e il 1900 circa 5 milioni di italiani furono costretti dalla miseria a emigrare all’estero. La prima legge che cercò di regolamentare questo fenomeno fu varata solo nel 1888.
Un provvedimento criticato dal Corriere della Sera in quegli anni, perché insufficiente a tutelare i nostri migranti nei viaggi come nell’inserimento nei Paesi d’arrivo. Quando un nuovo progetto di legge arrivò in Parlamento nel 1898 – scrive oggi Il Corriere della Sera -, la sua approvazione subì ritardi e lungaggini che suscitarono nuove proteste.
La nuova legge fu approvata nel 1901: istituiva un unico ente di controllo che avrebbe vigilato sul reclutamento e sul viaggio e prevedeva la creazione all’ estero di enti che fornissero assistenza legale.
Era questo il punto più delicato che indicava nella “tutela dei nostri emigranti all’estero il gran tema da svolgere” la cui realizzazione però conobbe difficoltà e ritardi e fu spesso assolta da enti minori di carattere benefico dando luogo a quello che oggi chiameremmo principio di sussidiarietà.