LE CANDIDATURE
“Nei dissensi civili, quando i buoni valgono più dei molti, i cittadini si devono pesare e non contare” (Marco Tullio Cicerone)
“Gli elettori dovrebbero scegliere i loro rappresentanti tra coloro che non si candidano” (Roberto Gervaso)
“Il miglior argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l’elettore medio” (Winston Churchill)
“Niente c’è di più definitivo nel mondo, ma le cose meno definitive di questo mondo sono le vittorie elettorali” (Benito Mussolini)
“L’umanità non potrà mai vedere la fine dei guai fino a quando gli amanti della saggezza non deterranno il potere politico, o i detentori del potere non diventeranno amanti della saggezza” (Platone)
GRILLO, UNA BOMBA SU DRAGHI
Il fondatore e leader dei 5 Stelle all’improvviso ha detto che Draghi dovrebbe rinviare le sue conclusioni a dopo la votazione di Rousseau e dopo aver annunciato il suo programma e la lista dei ministri. Una iniziativa senza precedenti, irrituale e forse incostituzionale. E ritorna la domanda: e ora cosa succederà? Ecco altri retroscena…
CONTE VUOLE SABOTARE DRAGHI?
L’ennesima conferma: a parole Giuseppe Conte dice che non si può dire no a Mario Draghi. Poi, in un colloquio con “Repubblica”, emerge la volontà sabotatrice: “Temo molto la presenza della Lega né dimentico chi ci ha voltato le spalle. Il percorso è difficile ma porremo condizioni tali che alcuni soggetti non dovranno restare al tavolo”.
Condizioni, la parola che in questa fase nessuno si può permettere di rivolgere a Draghi e assieme a Sergio Mattarella. L’ormai ex premier è confuso e mostra di non conoscere i fondamentali di quello che rappresenta un vero e proprio governo istituzionale. Vuole far fallire il governo Draghi, costringerlo a rinunciare all’incarico. E si illude di potersi riproporre.
CONTE E MINZOLINI
L’impatto umano sulla perdita del potere è letteratura politica, tra riacchiappo della normalità e rammarico per la gloria scivolata via. E un assaggio se ne ha con questo aneddoto raccontato su “Il Giornale” da Augusto Minzolini.
Nella convulsa giornata di ieri, Minzolini incontra in un corridoio alla Camera il presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte, che era lì per partecipare al vertice del Movimento 5 Stelle prima delle consultazioni con il premier incaricato Mario Draghi.
“Presidente – esordisce il giornalista – ne ho scritte di tutti i colori su di lei, ma riconosco che è una persona simpatica”. Conte, di rimando: “Ora che me ne vado tutti parlano bene di me”. E Minzolini incalza: “Ma andrà avanti anche nel nuovo governo”. Conte la chiude così: “No, perché torneresti a parlar male di me”. Uno scambio che sottolinea l’ineluttabilità dei percorsi, nel dubbio che, forse, sia proprio il ruolo di comando a svelare il vero lato delle persone. Almeno stando a quanto scrisse Sofocle: “Non si può conoscere veramente la natura e il carattere di un uomo fino a che non lo si vede amministrare il potere”.
DRAGHI/CONTE, MILANO FINANZA RIVELA
Paolo Panerai, direttore ed editore di Milano Finanza, che conosce Mario Draghi da molti anni, racconta in un cammeo la scarsa simpatia che aveva per Giuseppe Conte e il giudizio caustico sulle scelte politiche del governo italiano durante la pandemia di coronavirus.
A chi gli chiedeva di dare una mano diceva che non c’era alcuna idea possibile per cambiare la testa dell’avvocato del popolo.
“Avrei voluto vedere la sua faccia – confessa – quando gli avranno mostrato il discorso del presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte, davanti al tavolino con i microfoni in largo Chigi, ideato e organizzato dall’ineffabile Rocco Casalino, per un breve comizio senza pubblico ma a reti unificate”.
E poi la rivelazione che affonda definitivamente il presidente del Consiglio dimissionario: “Il suo giudizio sulla gestione Conte specialmente in pieno primo lockdown – racconta – era stato fulminante. Parlandone con un amico, che gli chiedeva un’idea per cambiare la linea del governo diceva: non ho nessuna idea per cambiare la testa degli avvocati italiani. Gli avvocati al plurale – evidenzia -, ma solo come raffinatezza imparata negli studi liceali presso i Gesuiti”.
IL SEGRETO DEI MINISTRI
In attesa che vengano definiti i programmi, cresce l’attesa per i nomi scelti dal presidente del Consiglio incaricato per formare la squadra del nuovo esecutivo. Dalle indiscrezioni pare che la formula scelta sarà quella ibrida, ma resta da chiarire ancora il numero dei ministri tecnici e quelli politici.
Ecco le indiscrezioni e le figure che potrebbero occupare i posti chiave.
Mario Draghi si prepara a formare il nuovo governo di unità nazionale. L’ex presidente della Bce, stabilite le linee programmatiche al termine del secondo giro di consultazioni, sceglierà i ministri che faranno parte della sua squadra. In base a quanto trapela, la formula scelta sarà quella ibrida anche se appare possibile che la rappresentanza politica rispetto a quella tecnica sia ridotta: potrebbero essere non più di due i ministri appartenenti ai grandi partiti, Pd, Cinque Stelle e Lega.
I NOMI CHE CIRCOLANO
Tra i Dem i nomi che circolano sono quelli di Dario Franceschini, Andrea Orlando e Lorenzo Guerini. Non è da escludere neppure quello di Graziano Delrio. Nel Movimento Cinque Stelle il nome è quello di Luigi Di Maio, anche se appare meno probabile rispetto alle primissime indiscrezioni.
Per la Lega circolano invece i nomi di Giancarlo Giorgetti, Giulia Bongiorno e Gianmarco Centinaio.
Sottosegretario alla presidenza del Consiglio – È una delle figure più importanti dell’intero esecutivo: circolano i nomi di Daniele Franco direttore generale della Banca d’Italia, e Luisa Torchia, giurista. Non da escludere Luigi Carbone, attualmente capo di gabinetto al Ministero dell’Economia.
Ministero dell’Interno – Per il Viminale è possibile che si decida nel segno della continuità con la conferma di Luciana Lamorgese, già titolare del dicastero nel secondo governo Conte. Una sua alternativa potrebbe essere il prefetto ed esperto di terrorismo Lamberto Giannini.
Ministero degli Esteri – Per quanto riguarda il ruolo di ministro degli Esteri, oltre all’ipotesi Di Maio, tra i più accreditati ci sono i nomi di Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, e Marta Dassù, ex viceministro degli Esteri ai tempi di Enrico Letta.
Ministero dell’Economia – È tra i ministeri maggiormente sotto osservazione per via della figura del presidente del Consiglio incaricato. Per questo motivo non si esclude che proprio Mario Draghi possa prendere l’interim del ministero affiancato da due vice di rilievo.
Non dovesse essere Draghi il ministro dell’Economia, i nomi più probabili sembrerebbero quelli di Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, dell’economista Lucrezia Reichlin ma anche il professore Carlo Cottarelli, il manager Vittorio Colao e il vicedirettore generale di Bankitalia Luigi Federico Signorini.
Altri nomi in circolazione: l’ex direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, l’economista Lucrezia Reichlin, il dirigente e accademico Franco Bernabè ed Ernesto Maria Ruffini, attuale capo dell’Agenzia delle entrate.
Ministero della Giustizia – C’è molta curiosità per capire chi sarà il successore di Alfonso Bonafede. Draghi ha indicato come prioritaria la riforma della giustizia civile e tra i nomi indicati per assumere la leadership di questo dicastero ci sono: Marta Cartabia, presidente della Consulta, e Paola Severino, già Guardasigilli del governo Monti.
Ministero dell’Istruzione – Anche su questo ministero c’è particolare attenzione: è stato lo stesso Draghi a definire come prioritario il programma sulla scuola. Tra i candidati forti per questo dicastero ci sono Patrizio Bianchi, professore di politica industriale ed ex assessore in Emilia-Romagna, e Cristina Messa, già rettrice dell’Università Bicocca di Milano.