Tragedia e vergogna. La morte da trasfusione in ospedale e l’indegno mercato a Firenze. Sbaglia un’infermeria, un errore mortale. Bagarinaggio agli Uffizi, il procuratore della Repubblica apre un fascicolo. Le brutte facce della Toscana: la morte in ospedale e i bagarini alla Galleria degli Uffizi, che consentono ai turisti di saltare la fila. I normali in coda per ora, i furbetti che fanno alla svelta grazie all’arte molto italiana di “far pagare il doppio”. Agosto d’inferno per una delle più belle regioni d’Italia, e anche una di norma tra le più efficienti. La Toscana ama distinguersi, ma quando le capitano tra capo e collo episodi sconcertanti come questi scade al livello delle regioni che in Italia sono rappresentative del degrado.
Morire di trasfusione sbagliata. È accaduto a Grosseto, ospedale della Misericordia, una moderna struttura appena fuori della città. Fatale lo scambio di paziente al momento della trasfusione, ci ha rimesso la vita Sergio Fiorini, 76 anni, rappresentante di commercio pensionato. Era stato ricoverato alla Misericordia per una polmonite. Il tragico errore è avvenuto nel reparto rianimazione dell’ospedale grossetano. L’infermiera porta la sacca per la trasfusione a un paziente, ma interrompe la procedura per aiutare un medico. Quando riprende la sacca di sangue, scambia il paziente con il vicino di letto. L’errore viene subito scoperto, ma le condizioni di Fiorini peggiorano fino al decesso. Il sangue era incompatibile.
Originata dall’errore, la tragedia in ospedale ha provocato una serie di reazioni immediate. La magistratura ha già aperto un’inchiesta; l’assessore generale alla salute, Luigi Marroni, a sua volta, ha ordinato un’inchiesta su tutte le Asl. In quanto a precedenti tragici imputabili ad errore, la Toscana detiene un triste primato. Nove casi dal 2006 a oggi. E sono 1.660 le richieste di risarcimento che pervengono ogni anno alla Regione Toscana per gli errori commessi in corsia. Una media di quattro al giorno. In Italia, la catena di errori porta in un anno a 30 mila denunce per danni. Operazioni mal riuscite, infezioni in corsia, errori nella terapia farmacologica, trasfusione sbagliata, strumento o altro materiale lasciato nel sito chirurgico: almeno 1.500 decessi sarebbero evitabili con una maggiore attenzione all’igiene.
Diciannove maxi risarcimenti superano il mezzo milione di euro. Episodi avvenuti tra il 2010 e il 2013. Statisticamente si tratta di numeri bassi. La Regione Toscana, poi, ha di fatto abolito le assicurazioni: costavano troppo. Laddove, per il solo 2010, per i risarcimenti le occorreranno 50 milioni di euro. Le questioni vengono di norma risolte attraverso le strade extragiudiziali. Soltanto il quindici per cento dei contenziosi finisce davanti al giudice, che può essere civile o penale.
Il “salta coda” è uno sport molto in voga a Firenze. Praticato quotidianamente davanti alla Galleria degli Uffizi, il monumento con il Duomo più visitato della città, ha indotto Giuseppe Quattrocchi, procuratore della Repubblica, ad aprire un fascicolo esplorativo sul bagarinaggio. “Un mercato indegno quello che si svolge sotto il loggiato degli Uffizi”, denuncia il direttore del museo, Antonio Natali. Il bagarinaggio in sé non costituisce reato, ma occorre accertare che il venditore paghi regolarmente le tasse. Un atto che con regolarità assoluta non avviene mai. Ci sarebbe quindi margine per controlli della Guardia di Finanza.
“Salta coda” è l’arte di far pagare il doppio. La esercitano agli Uffizi i bagarini, e i turisti vengono messi così nella condizione di saltare la coda. Un commercio nuovo, laddove il loggiato gli Uffizi era occupato dalle bancarelle, sparite dopo lo spaventoso attentato del ’93, in seguito al provvedimento dell’allora ministro dei beni culturali Alberto Ronchey. Adesso il loggiato è occupato da saltimbanchi, artisti di strada, venditori abusivi, da mendicanti e tagliaborse, e dai bagarini.
Malcostume e imbroglio funzionano più o meno così, alla faccia e senza rispetto del luogo d’arte. Giovani promotori di tre diverse associazioni si spartiscono la lunga coda di turisti: propongono biglietti a prezzi maggiorati che consentono di saltare la fila. Biglietti che le rispettive associazioni si sono procurate acquistandoli su Internet o presso le biglietterie autorizzate. Li rivendono con la proposta di visite guidate o con l’iscrizione all’associazione e agevolazioni su pasti e trasporti. “Un mercato non degno di un Paese civile”, denuncia, esasperato, il direttore Natali. “Il costo ufficiale del biglietto è di 11 euro, più 4 se acquistato in prevendita”: la direzione degli Uffizi ha fatto piazzare decine di questi cartelli sotto il loggiato. In italiano e in inglese, ben visibili a tutti, finti ciechi inclusi. “Ogni maggiorazione ulteriore è frutto di iniziative esterne all’amministrazione e al concessionario”. Ma in presenza di una coda interminabile, spesso sotto il sole, troppo forte è la tentazione di saltare la fila. Prosperano e proliferano di conseguenza i venditori di ticket.
I bagarini offrono ingressi a prezzi compresi fra i 20 e 35 euro, se con guida inclusa. Un tipo di attività vietata da quando il Ministero ha sloggiato le bancarelle dal loggiato. In Toscana, Regioni e Comuni sono tenute a impedire o limitare le attività commerciali nei luoghi d’arte. Subordinando a preventivi nulla osta le autorizzazioni in aree demaniali. Il Comune di Firenze ha vietato inoltre il commercio itinerante nel centro storico. Luoghi d’arte, centro storico, commercio itinerante: proprio dove e come operano i bagarini agli Uffizi.
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