La Polizia di Stato sta eseguendo fermi, emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, a carico dei componenti di un sodalizio criminoso con proiezioni transnazionali, dedito ai traffici internazionali di sostanze stupefacenti tra gli Stati Uniti d’America e la Calabria. L’operazione in corso vede impegnate squadre miste di investigatori della Polizia di Stato e agenti delle agenzie federali americane del Federal Bureau of Investigation (FBI) e dell’Homeland Security in Calabria e a New York. Sarebbero oltre 30 gli indagati e una quindicina gli arresti ed i fermi della Polizia di Stato fra l’Italia e gli Stati Uniti.
L’indagine – coordinata dalla Procura Antimafia di Reggio Calabria insieme a quella di New York – avrebbe ricostruito vecchie e nuove alleanze criminali – mafiose, confermando il ruolo autoritario e di leadership di famiglie della ‘ndrangheta nella gestione del traffico internazionale di stupefacenti.
L’organizzazione smantellata dall’indagine congiunta della Polizia e del Fbi era una "nuova filiera di quello che attualmente e’ uno dei piu’ importanti cartelli della droga in centro e sud America". Lo ha spiegato il direttore della prima divisione dello Sco, Andrea Grassi, ricostruendo le fasi principali dell’inchiesta che ha portato ad una quindicina di arresti e fermi tra l’Italia e gli Usa. L’indagine, tra l’altro, ha confermato e dimostrato ulteriormente "l’alleanza di fatto tra la ‘ndrangheta e le famiglie della cosa nostra newyorkese". Ma non solo: "gli elementi raccolti fin qui – ha detto Grassi – non escludono ulteriori sviluppi dell’indagini".
Ad interessare gli investigatori sono in particolare due sequestri di droga effettuati nei mesi scorsi in Spagna e soprattutto in Olanda, dove nel porto di Rotterdam, e’ stato bloccato un container contenente ben 3 tonnellate di cocaina purissima. "Ci sono elementi – si e’ limitato a dire Grassi – che ascriverebbero il carico al cartello che oggi abbiamo arrestato".
IL RISTORATORE Era in contatto fin dal 2008 con i Genovese, una delle cinque storiche famiglie mafiose di New York, Gregorio Gigliotti, il titolare del ristorante nel Queens che secondo gli investigatori italiani e statunitensi era la ‘base’ dell’organizzazione che gestiva il traffico di droga tra il centro America, gli Stati Uniti e l’Italia. Il calabrese, incensurato, era in realta’ "il principale artefice" del traffico di droga e nel suo ristorante ospitava gli italiani che venivano impiegati per trasportare, attraverso il doppio fondo delle valige, la cocaina in Calabria. Quando lo hanno arrestato, assieme alla moglie Eleonora e al figlio Angelo, gli agenti del Fbi hanno trovato nella cassaforte del ristorante oltre centomila dollari, armi e dosi di cocaina. In un’altra cassaforte all’interno della sua abitazione sono invece stati sequestrati 25 mila dollari e della marijuana. Sequestrati anche computer, telefoni e documenti che ora dovranno essere analizzati dagli esperti.
La figura di Gigliotti e’ emersa in seguito agli sviluppi dell’indagine sulla famiglia Schirripa, residente negli Stati Uniti, e sui loro referenti nella zona di Gioiosa Ionica. Gigliotti infatti, dice la procura di Reggio operava "in piena e chiara continuita’ con le attivita’ illecite condotte in passato dalla famiglia Schirripa", aveva contatti con appartenenti alle cosche di Gioiosa e Siderno e grazie ad una rete di personaggi residenti in centro America e in Calabria, si e’ accreditato come il "principale artefice" del traffico di droga.
Dalle indagini del Servizio centrale operativo della Polizia e del Fbi e’ emerso che, a partire dal 2008, Gigliotti si e’ rivolto ad esponenti della famiglia mafiosa Genovese per ottenere i finanziamenti da investire nel traffico di cocaina verso l’Italia, d’accordo con Giulio Schirripa, arrestato negli anni scorsi ed ora in carcere negli Usa, e l’italo americano Christopher Castellano, assassinato nel 2009 subito dopo aver iniziato a collaborare con le autorita’ federali statunitensi.
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