Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, intervistato dal Corriere della Sera, dopo la tragedia di Genova torna a chiedere le dimissioni dei vertici di Autostrade: “Che le indagini facciano il proprio corso mi pare naturale. Qui siamo su un altro piano, quello dell’opportunità. Come si può pensare che i vertici di un’azienda che non è stata in grado di evitare una strage, facendo ciò che era obbligata per contratto a fare, cioè la manutenzione, possano rimanere al proprio posto? E’ semplicemente disumano”.
“Privata è la società, non il servizio pubblico che avrebbe dovuto garantire. Quindi oltre che legittima, è assolutamente doverosa la richiesta di dimissioni. Anzi, in un Paese civile, non sarebbero nemmeno da chiedere”.
Toninelli afferma che la nazionalizzazione delle Autostrade, al netto di un costo iniziale, “sarebbe conveniente. Pensi a quanti ricavi e margini tornerebbero in capo allo Stato attraverso i pedaggi, da utilizzare non per elargire dividendi agli azionisti, ma per rafforzare qualità dei servizi e sicurezza delle nostre strade. Autostrade ha accumulato 10 miliardi di utili in 15 anni”.
Alla domanda se il Movimento 5 Stelle debba fare autocritica su alcune prese di posizione sulla Gronda, il ministro replica: “Il tema Gronda è un falso problema, meschinamente strumentalizzato in questi giorni. Stiamo parlando di un’opera che ottimisticamente sarebbe pronta nel 2029: cosa c’entra con un ponte crollato nel 2018? Non siamo assolutamente contrari alle grandi opere utili. Anzi, ne servono tante al Paese. Ma qui c’è un problema diverso, di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’esistente. Che è proprio quello che non hanno fatto quelli delle grandi opere che oggi ci contestano e che invece dovrebbero chiedere scusa e poi tacere”, “è in corso l’analisi costi benefici. Non abbiamo pregiudizi, ma solo la volontà comune di fare bene senza sprecare un solo euro”.