Circa il 50% degli italiani non ha versato la quota relativa al canone Rai. Gli italiani all’estero, per i quali in verità non si conosce l’entità della percentuale, non si rifiutano di versare il dovuto, ma molti di loro, a ben ragione, si interrogano sul merito e sulla equità della richiesta. Un servizio pubblico spesso non all’altezza del compito, l’alto costo di gestione, la scarsa produttività dei dipendenti, ma soprattutto la ripartizione dei costi del canone rendono questa tassa particolarmente odiosa. Anche perché non tiene conto nella fattispecie dell’utilizzo minimo del servizio da parte loro, vista l’impossibilità oggettiva a soggiornare a lungo sul territorio nazionale durante i loro rientri, spesso, per molti, purtroppo, anche solo ipotetici.
Gli italiani oltre confine si augurano che il governo Renzi, e anche i loro parlamentari eletti all’estero, nell’ambito di una necessaria riflessione (che si impone visto l’esito della risposta dal tono vistosamente rivoluzionario), riescano a comprendere le loro ragioni ed adeguare la richiesta di pagamento di un onere, commisurandolo al ragionevole utilizzo di cui gli italiani all’estero possono effettivamente usufruire, che mediamente non può non essere che di una sola mensilità nell’arco di un anno solare.
Alla luce della risposta fornita dall’utenza italiana sul territorio nazionale, si rileva in modo stridente l’accanimento del governo italiano nei confronti degli italiani all’estero, dai quali si pretende il costo di un servizio di cui i maggiori fruitori si rifiutano di accollarsi l’onere. E questo avviene, in modo vergognoso, non solo per il canone RAI, ma anche per la TARI e per le imposte sulla casa. Mentre i nostri eletti all’estero stanno a guardare!
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