Cavallo di battaglia negli ultimi vent’anni dei movimenti no global, quelli che al centro della globalizzazione mettono l’uomo e non il capitale, la Tobin tax consente o dovrebbe consentire di frenare la speculazione finanziaria, penalizzando i movimenti di capitale a breve, e reperendo al tempo stesso risorse da destinare a programmi sociali. E’ ‘quel famoso granello di sabbia negli ingranaggi della finanza che ha il duplice vantaggio di frenare la speculazione e di generare un gettito da destinare al welfare, alla cooperazione allo sviluppo e alla lotta contro i cambiamenti climatici’, sottolinea il network delle ong ‘zero zero cinque’. A proporla, nel 1970, James Tobin, consigliere economico del presidente Usa John F. Kennedy e premio Nobel per l’economia nel 1981 con ben altre finalita’: all’epoca il problema era la volatilita’ del cambi, e Tobin progetto’ di tassare con un’imposta minima (lo 0,05%, secondo alcune indicazioni) le transazioni valutarie ed evitare il fallimento di alcuni Paesi ad opera di pochi, sconsiderati, grandi capitalisti. L’imposta non fu mai applicata, e con il passare degli anni e la crescente finanziarizzazione dell’economia mondiale agli inizi degli anni Novanta e’ stata nuovamente riproposta da quanti vedevano i mali di una globalizzazione incentrata solo sul capitale. Al punto che lo steso Tobin, morto nel marzo scorso, prese le distanze, affermando: ‘questa imposta non costituisce un colpo contro i presunti mali della globalizzazione’.
Per essere efficace, la Tobin Tax richiede necessariamente una cooperazione internazionale: infatti, siccome i mercati internazionali hanno raggiunto con la globalizzazione una perfetta integrazione e ciascun investitore potrebbe in qualsiasi momento portare tutte le sue ricchezze da una piazza all’altra del pianeta, se l’imposta non fosse accettata da tutti gli Stati invoglierebbe a ridurre gli investimenti solo in quelli che l’hanno applicata, con gravi conseguenze per le loro economie. Ed è questo il motivo per il quale da quarant’anni se ne parla ma non si riesce a trovare un accordo a livello mondiale. Facilmente prevalgono gli egoismi nazionali, come nel caso della Gran Bretagna, la cui economia ha mollato il manifatturiero per spostarsi verso attivita’ piu’ strettamente legate alla finanza: la piazza di Londra e’ tornata al top dei mercati finanziari e’ la Grn Bretagna e’ diventata il piu’ strenuo oppositore della Tobin tax.
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