Strascichi, polemiche, dibattiti e tutto si consuma nel web, croce e delizia dei nostri tempi; già, tempi difficili quelli che stiamo cavalcando e che si svolgono sui social. La trentunenne Tiziana Cantone si è uccisa strangolandosi con un foulard, vittima del frullatore, del terribile tritacarne che può essere il mondo d’internet, nel quale tutti noi siamo finiti in un modo o nell’altro, ignari spesso di alcuni pericoli, e poi a volte si arriva a un punto nel quale tutto sfugge di mano, un punto di non ritorno. E’ come se il web avesse sete di sangue, come se si trasformasse in un Colosseo che reclama la vittima da vituperare, da torturare, perseguitare, consumare, irridere, e infine rovinare.
Tiziana ha perso il controllo dell’auto che stava guidando virtualmente, nessuno ha voluto avere pietà di lei e infine si è consumato il tributo di carne umana e lei non ha retto, non è stata abbastanza forte; ma chi al suo posto avrebbe retto così a lungo?
Voleva fare un dispetto al suo fidanzato girando un video piccante, non sapendo che poi il video girato avrebbe potuto essere una mina vagante per lei e per chi la conosceva. Foto e video imbarazzanti, se finiscono nelle mani di persone senza scrupoli, ci risucchiano in un vortice terribile, corrono sul web con la velocità della luce creando un bel po’ di scalpore, e di conseguenza come in questo caso, hanno umiliato la ragazza che non reggendo ha optato per un gesto estremo e senza ritorno. Inutile dire che i video con Tiziana da protagonista hanno ricevuto milioni di like, ma ora restano come l’arma di un delitto e come qualcosa che poteva essere evitato solamente usando la coscienza.
C’era stato già un altro tentativo di suicidio, forse per disperazione assoluta del momento, poiché c’era stato anche il desiderio di cambiare identità messo in moto da tempo, quindi per uscire con le unghie e con i denti da questo vortice avviluppante la giovane donna aveva cercato di emergere e salvarsi dalla gogna mediatica, ma infine la vergogna l’ha fatta soccombere.
Ora resta un avvocato che sta cercando di lottare contro chi ha forse indotto una donna al suicidio e restano anche i sadici, i crudeli utenti del web 2.0 che non solo mettono alla gogna una ragazza, ma addirittura gioiscono della sua fine e la deridono. Ora più che mai è necessario che il web abbia imposte delle regole, ed è ancor più necessario che la privacy sia più tutelata, che soprattutto i minori vengano salvaguardati e che più di tutto vengano severamente puniti tanti signori “nessuno”, che prima di offendere, denigrare, calpestare i morti e pure i vivi, dovranno in futuro pensarci due volte. Sono in tanti, troppi che non pensano alle conseguenze di quello che scrivono pubblicamente, e che uccidono, talvolta senza saperlo.
I signori nessuno devono accettare le conseguenze di quello che scrivono, tanto quanto me che sono giornalista e che rischio la querela ogni 3×2. Ho indirettamente avuto a che fare anch’io con certi “leoni da tastiera” che mi hanno riempita d’insulti, e ho anche ricevuto delle minacce specifiche, e solo perché avevo scritto ciò che pensavo senza denigrare chicchessia. Si sentono forti dietro un profilo falso, dietro una tastiera, e forse non hanno nemmeno piena consapevolezza della loro ferocia e di quanto possano ferire, quindi è bene che il legislatore intervenga a difesa di chi è aggredito e che infine punisca chi augura la morte, e fa di peggio.
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