La comparazione del Dna è stata spesso centrale, negli ultimi anni, nella risoluzione di alcuni delitti o, viceversa, per scagionare presunti killer. Anche se la realtà è spesso molto distante da quella che si vede nei telefilm stile Csi, l’esame del Dna – che sempre si accompagna ad altro genere verifiche a seconda della tipologia del caso – è diventato un importante ausilio per il suo rigore scientifico. E basta spesso una traccia minima per risalire alla sequenza genetica, come è avvenuto nell’omicidio dei due anziani coniugi uccisi a Grado, dove a condurre sulle tracce dell’assassina è stato un capello. Anche se non sempre è stato risolutivo o determinante, l’esame del Dna è entrato in tutti i delitti che piú hanno colpito l’opinione pubblica negli ultimi anni: da quello di Meredith Kercher a quello di Sarah Scazzi, da quello di Yara Gambirasio a quello di Elisa Claps o di Simonetta Cesaroni.
Proprio in queste vicende, tra l’altro, questa metodologia ha mostrato i suoi limiti, che sono dati principalmente dallo stato di conservazione del materiale biologico o dalla possibilità di effettuare delle comparazioni utili. Quando peró questo è possibile, i risultati sono sorprendenti. Come per il delitto dell’Olgiata: il killer della contessa Alberica Filo Della Torre, uccisa nel 1991, fu incastrato 20 anni dopo nel 2011 grazie al dna risultato compatibile con quello prelevato su uno degli oggetti repertati. Si scoprí cosí che l’assassino era stato il domestico filippino, che ha poi confessato. Era un "cold case" anche quello di Paolo Atzeni, titolare di un supermercato di Cagliari freddato durante una rapina: a 21 anni di distanza il dna trovato nel passamontagna ha permesso di risalire all’assassino e alla banda di rapinatori. E a volte la ricostruzione del profilo genetico si incrocia con la storia, come è successo nei mesi scorsi, quando quattro dei dieci caduti ancora senza nome dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, sono stati identificati tramite le comparazione dei campioni genetici delle vittime con quelli di decine di parenti.
La nuova frontiera dell’esame del Dna, a cui stanno lavorando i carabinieri del Ris, è data dalla possibilità di ricostruire alcune caratteristiche somatiche, come il colore degli occhi e dei capelli. Un contributo importante, inoltre, verrà anche dalla banca dati del Dna, che sarà dovrebbe essere completata, in largo anticipo sui tempi previsti, entro la fine del 2012.
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