Vittorio Sgarbi è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus. Sul terremoto che ha colpito il centro Italia: "Distinguere tra beni artistici e vite umane è una questione che non ha significato. Un monumento che cade può cadere per sempre e morire, e portare con sé memoria di tantissime persone. Oppure può essere gravemente ferito, e quindi è come una persona che è stata trovata sotto le macerie e portata all’ospedale, quindi bisogna cercare di intervenire per portarla alla sanità. Distinguere le cose è una questione retorica: è evidente che le persone sono più importanti delle pietre, ma le pietre sono una parte della loro anima, una parte della loro vita, quindi la questione annosa, meglio la vita della vita o la cappella sistina, si pone in queste occasioni ma non ha una soluzione”.
“Soltanto un folle – prosegue il famoso critico d’arte – potrebbe costringere tra i due a scegliere. In questo caso c’è poco da scegliere, sono travolti entrambi, con la differenza che i morti sono morti per sempre, i feriti dovranno essere guariti mentre case ed edifici potranno essere abbandonati per l’eternità oppure rimessi in piedi come prima, ricostruendo le città che sono state colpite, evitando che si cancelli tutto con le ruspe per costruire dei villaggetti dove trasferire le persone. La questione del conflitto tra la vita delle persone e i monumenti è inconsistente, sono due problematiche che devono essere affrontate. Nel momento in cui ci sono i morti sotto le rovine è inutile parlare dei monumenti, ma tra qualche giorno inizierà ad essere affrontato anche questo discorso".
La situazione al momento secondo Vittorio Sgarbi: "Ci sono, inventariati da una mia amica sovrintendente, cento chiese e tremilacinquecento pezzi d’arte di diversa importanza, tutti da recuperare e rimettere in ordine. Poi oltre alla questione delle opere mobili c’è quella delle opere di costruzione architettonica, che chiede di rifare un Paese ex novo. Trasferirlo altrove? Lasciare quelle zone come una specie di paese delle rovine? In passato è già capitato, a Noto. E la Noto nuova, tra le altre cose, è bellissima. Bisogna decidere quale metodo di ricostruzione scegliere. La scelta giusta è quella di ricostruire i paesi come erano e dove erano, senza distinguere i beni privati dai beni pubblici. A Gemone e a Ventone è stata fatta la scelta di una ricostruzione integrale, attuata anche a Nocera Umbra. A Salemi, invece, fu costruita una nuova città a pochi chilometri dalla vecchia, e ora è come una grande periferia".
Sgarbi non manca di fare polemica: "Serve una authority del restauro, non solo un’autorità anticorruzione. Non è possibile che ogni volta che ci sia un problema si evochi il nome di Cantone. Serve un’autorità del restauro che impedisca di buttare giù con le ruspe in nome della fretta, come capitò a Ferrara, città che invece vanno rimesse in piedi. A Ferrara vedi diventare polvere degli edifici in nome di una violenza peggiore del terremoto, per colpa di criminali che decisero di mettere la dinamite per far crollare ciò che invece poteva essere ristrutturato e fare una cosa nuova che quando sarà completa sarà un orrore. C’è la mancanza di una regola, perché non c’è una autorità di riferimento che dica cosa si può fare e cosa non si può fare. I paesi in questo caso devono rimanere dove sono, ricostruiti con modalità antisismiche. Sono d’accordo col sindaco di Amatrice".
Sgarbi è pronto ad impegnarsi in prima persona: "Non me lo hanno ancora chiesto, ma in qualche modo contribuirò a dare una serie di indicazioni sperando che vengano seguite. A Ferrara mi risero in faccia, anche una parte della popolazione composta da gente barbara e volgare era contenta di veder saltare il comune con la dinamite. Spero che questo non capiti più. Io so bene quello che vorrei fare, spero che chi verrà chiamato in causa lo sappia come me". Sugli introiti dei musei destinati ai terremotati: "Pura demagogia. I musei dovrebbero essere sempre gratis per tutti".
Discussione su questo articolo