Anche il lavoro dei detenuti, almeno di una parte di loro, puo’ essere utile per risollevare l’Emilia. L’idea e’ del ministro della Giustizia Paola Severino che pensa a chi e’ in semiliberta’ e non e’ pericoloso come ai ‘protagonisti di una ripresa esemplare’, cioe’ la ricostruzione. In visita alle carceri delle zone colpite dal terremoto, il Guardasigilli lascia a Roma per un giorno il ddl corruzione e gli altri temi in discussione in parlamento e si dedica a portare ‘sollievo’ per mezzo di provvedimenti d’emergenza: meno detenuti, sospensione delle assegnazioni, piu’ polizia penitenziaria e celle sempre aperte per sicurezza.
Severino arriva alla Dozza di Bologna e annuncia l’immediato spostamento di circa 350 persone dal capoluogo e da Modena, verso altre regioni. Numeri esatti e modalita’ sono allo studio, cosi’ come per gli agenti di rinforzo. Cio’ che conta e’ che il personale in aggiunta dara’ la possibilita’ ‘a chi e’ provato’, perche’ magari ha famiglia in tenda, di avere ‘turni di riposo piu’ rasserenanti’. Insomma, da parte del ministero si cerca di fare ‘tutto il possibile umanamente, di fronte ad una forza sovrumana’, come la terra che non si placa.
L’ultimo colpo, ieri sera. E’ stata la scossa di 5.1 di magnitudo a far decidere il ministro per l’urgenza: ‘Occorre agire in maniera tempestiva ed efficace, per alleggerire la situazione’. Gia’ pesante a Bologna (piu’ di mille ‘ospiti’) come da altre parti, per il sovraffollamento. Il rapporto tra detenuti e capienza ‘e’ spropositato’, dice Severino. Per migliorare, c’e’ stato il decreto ‘salva-carceri’. E ora, il nuovo ddl per cui il ministro ricorda di aver chiesto in parlamento una corsia preferenziale. Con misure deflattive del carcere, ‘che e’ l’extrema ratio’, come la messa alla prova e la reclusione domiciliare. Maggiore respiro deve valere anche per chi sta nelle celle.
Che, almeno finche’ la paura non finira’, restano aperte giorno e notte: ‘Non possiamo – spiega – aggiungere anche l’angoscia della claustrofobia’.
Proprio l’attenzione al lato umano dei carcerati e’ l’aspetto portante di quella che, mentre la illustra, il ministro definisce una ‘piccola idea’, ancora da discutere con i direttori: l’impiego per la ricostruzione. ‘Vorrei che fossero coinvolte tutte le carceri della regione e se possibile non solo’. Doppio l’obiettivo: far sentire utile chi lavora e farlo apparire tale ai terremotati. ‘Ho sempre pensato che il lavoro carcerario sia una risorsa per il detenuto, il modo per portarlo alla risocializzazione e al reinserimento’. Tossicodipendenti e extracomunitari, il bacino da cui pescare.
La proposta trova il plauso del sindacato Sappe, di Uilpenitenziari, di Coldiretti e il sostegno di Fli. Viene invece bocciata da Roberto Calderoli, triumviro della Lega: ‘al posto che aprire le porte delle galere’, sostiene, ‘facciamo tornare dalle missioni all’estero le migliaia di nostri soldati’
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