La prima notte in tenda del dopo terremoto e’ passata, rimpiangendo il proprio letto rimasto nelle case squassate dal sisma ma poi realizzando che "in questo momento vorresti solo un po’ di serenita’" come dice Sabrina, ospite suo malgrado del campo allestito ai piedi di Pescara del Tronto, uno dei centri piu’ colpiti. Ore nelle quali le scosse non hanno dato tregua cosi’ come hanno cominciato a farsi sentire freddo e umidita’. Una notte comunque "normale" seppure nella tragicita’ del momento, quella nella tendopoli di Pescara del Tronto, come la definisce uno degli uomini della Protezione Civile che continuano a lavorare senza sosta, mentre ad Accumoli e’ stata piu’ agitata per il terremoto che di tanto in tanto si e’ fatto sentire. Comunque meno difficile di quella della gente di Amatrice, ferita da tanti morti e da una distruzione piu’ profonda. Nel campo di Pescara del Tronto il lavoro della Protezione Civile, dei tanti volontari e degli altri soccorritori non si e’ mai fermato. Per sistemare cucine, le forniture di luce ed acqua. Ma anche per organizzare al meglio i tanti aiuti che giungono in queste ore da ogni parte d’Italia, da un maiale intero da cucinare ai giocattoli per bambini che pero’ devono essere solo nuovi.
All’ingresso e’ stato intanto allestito in una tenda un punto di ascolto psicologico. Per far parlare, soprattutto, la gente trovata dal sisma. Per affrontare le piccole crisi d’ansia, per provare a "dare fiducia" a chi deve affrontare la morte di familiari ed amici. La tendopoli nella quale hanno dormito un centinaio di persone di prima mattina si e’ svuotata. Molti hanno cercato infatti di tornare nelle case per prendere medicine, documenti e abiti lasciati quando il sisma si e’ fatto sentire. "La notte e’ andata bene ma ora dobbiamo cercare di tornare a prendere qualcosa", dice Emidia. Dello stesso parere Sabrina: "Noi possiamo raccontare quello che e’ successo…". "La macchina dei soccorsi – aggiunge – ha funzionato bene".
Diversi i bambini che alloggiano nel campo. Hanno sguardi tristi e occhi bassi. "La nostra figlia piccola – rivela Rita – l’ha presa come fosse un campeggio, ma il grande ha capito tutto". Anche Francesco, che viveva a Pescara del Tronto, spiega che i figli sono "traumatizzati". "Hanno visto morire amici – prosegue – con i quali solo qualche ora prima erano insieme in paese". In diversi sottolineano che a pungere nelle tende sono freddo e umidita’ ma le stufette sono gia’ in arrivo. Come quelle di cui sara’ dotato il campo allestito nello stadio di Arquata, non lontano dal centro. Tende che permetteranno alla gente del terremoto di essere piu’ vicine alle loro case, come sottolinea uno dei responsabili. L’obiettivo e’ di portare qui chi ha passato la notte scorsa nelle auto accanto alle case inagibili. Come hanno fatto una quindicina di persone di quattro famiglie lungo la strada che si inerpica fino al centro di Arquata.
"Abbiamo preso le coperte dalla Protezione Civile e noi adulti siamo tornati qua", dice Bruno che nei crolli di Pescara ha perso la madre, un fratello e due zie. "Dormire? Non ci siamo riusciti, crollando solo per la stanchezza", spiega con un filo di voce. "Vorresti solo un po’ di serenita’ – ribadisce Sabrina – perche’ qui sta crollando tutto, anche nervi e menti".
“CON CIBO DI QUALITA’ CI PRENDIAMO CURA DI CHI HA PERSO TUTTO” Piatti da chef invece di cibi in scatola o precotti: così il pasto in una tendopoli che accoglie gli sfollati del terremoto diventa un modo di prendersi cura di chi ha vissuto un’esperienza terribile e spesso ha perso tutto. Roberto Rosati, che guida il dipartimento solidarietà ed emergenza della Federazione italiana cuochi, spiega così la sua presenza nel campo allestito a Illica, una frazione di Accumoli dove, insieme a un gruppo di colleghi, gestisce la cucina da campo. Un’esperienza fatta già altre volte, in occasione dei terremoti a L’Aquila e in Emilia Romagna e dell’alluvione nel beneventano.
Immediato è il paragone proprio con l’Aquila: "la situazione è drammatica, stesso scenario di distruzione totale ma i numeri sono inferiori – racconta Rosati, contattato dall’Adnkronos – Qui tra ieri e oggi abbiamo servito 200 pasti a volta, per gli ospiti della tendopoli e i soccorritori. Tra colazione pranzo e cena sono 600 al giorno. Per un’emergenza sono numeri bassi: a l’Aquila erano oltre 2000, ma questa è una zona che ha una popolazione inferiore".
"L’impegno – sottolinea – è quello di offrire sempre prodotti freschi e di qualità, e questo dimostra cura e attenzione, e fa piacere. Cerchiamo di cucinare come facciamo sempre nei nostri ristoranti. Portiamo tutte le nostre scorte di alimenti, e ogni tre giorni i nostri cuochi si alternano. Ci sono molte persone anziane, pochi giovani e qualche turista. Ieri sera – racconta – abbiamo offerto loro dopo cena una camomilla: erano sotto choc e hanno apprezzato molto".
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