Il terremoto di oggi, che ha avuto il suo epicentro nella provincia di Modena, rischia di produrre danni ai pazienti di tutta Italia, e in particolare ai dializzati. A Mirandola, Medolla, Concordia, Cavezzo, San Felice sul Panaro, San Possidonio, San Prospero c’e’ infatti il piu’ importante distretto europeo di aziende biomedicali, e tutte hanno subito danni pesantissimi, che mettono a rischio la produzione e distribuzione dei prodotti in tutta Italia.
L’allarme arriva da Assobiomedica, l’associazione delle imprese di questo settore. "Sono considerevoli i danni subiti dalle aziende biomedicali che si trovano nella zona interessata dal sisma – spiega Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica, nonche’ proprietario di una delle imprese danneggiate -. Siamo preoccupati per i rifornimenti di prodotti ai pazienti per alcune patologie, in particolare la dialisi". Nell’area, secondo i dati di Assobiomedica, ci sono circa 100 aziende biomedicali con oltre cinque mila dipendenti. Il numero di aziende sale a quasi 300, considerando anche indotto e conterzisti, e con un export pari a 339 milioni di euro nel 2009, secondo le cifre di Consobiomed. Il polo di Mirandola e’ leader in Europa nella produzione di prodotti plastici ‘usa e getta’ per uso medico, apparecchiature per dialisi, cardiochirurgia e trasfusioni.
‘Abbiamo fatto un primo sopralluogo oggi – continua Rimondi – con cui abbiamo constatato che tutte le aziende hanno subito danni". Come ad esempio la Artech di Cavezzo, specializzata nel distribuire dispositivi di cardiochirurgia e balzata agli onori delle cronache dopo aver importato in Italia il mini-cuore artificiale, impiantato due mesi fa su un bambino di 16 mesi presso l’ospedale Bambino Gesu’ di Roma. ‘Dopo il terremoto di 10 giorni fa – spiega il portavoce dell’azienda, Roberto Blandino – gli uffici erano diventati inagibili, e nessun dipendente era autorizzato a entrare. Ma dopo quello di stamattina e’ crollato tutto, gli edifici non esistono piu”.
Alla Bbg di San Giacomo, azienda dell’indotto biomedicale vicino Mirandola, e’ invece crollato il capannone, e sono morte tre persone, fra cui il titolare. "Tutte le aziende sono ferme ora.
La nostra preoccupazione – conclude Rimondi – e’ soprattutto per le forniture e la distribuzione dei prodotti. Dobbiamo mettere a punto un programma per continuare a fornire e distribuire i prodotti ai pazienti, cosa che verificheremo da domani".
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