Dopo l’eruzione dell’Etna scoppia la polemica in Sicilia. Al centro, le case abusive costruite proprio vicino al vulcano. Si tratta di circa 6.600 abitazioni colpite da ordinanze di demolizione mai eseguite. Di più: l’84% degli immobili costruiti illegalmente si trovano in zone a rischio sismico, secondo i dati contenuti nel Rapporto sull’Abusivismo edilizio in Sicilia.
L’On. Vittorio Sgarbi, intervistato da Spraynews.it, ricorda che, nell’aprile ’92, in occasione di una colata lavica che si riversò fino a Zafferana Etnea, appena eletto in Parlamento, si recò in elicottero sull’area attorno al cratere.
“L’immagine che balzò ai miei occhi era incredibile – racconta il famoso critico d’arte -. Le abitazioni abusive si estendevano alle pendici e sui lati del vulcano, incuranti del pericolo. Feci una dichiarazione contro gli abusi edilizi dicendo che c’era da augurarsi che la lava cancellasse quelli orrori edilizi. Mi riferivo in particolare a una orripilante chiesa vicino a Zafferana Etnea, costruita secondo i criteri del modernismo più ridicolo e che era stata sfiorata dalla lava. Tutti si scagliarono contro di me per quella dichiarazione. Ma poi emerse che gran parte delle case in quella zona erano abusive e anche di proprietà di mafiosi”.
“La vicenda – prosegue Sgarbi – finì con una polemica violentissima contro di me, come se avessi invocato la morte dei siciliani. Invece invocavo solo il contrasto alla speculazione edilizia”. Da allora, conclude il deputato, “sono passati trent’anni, ma le abitazioni abusive sono ancora lì”.